di Tony DamascelliC he altro deve fare Paulo Dybala per diventare il nuovo, vero, unico fenomeno della Juventus? Non c'è posto nemmeno per Paul Pogba, il cui narcisismo francese ne frena la definitiva maturazione. E anche l'eterno Buffon deve accettare il cambio generazionale. L'angelo dalla faccia sporca, come lo era Sivori e, con el cabezon juventino, anche Antonio Valentin Angelillo e Humberto Maschio, argentini di un'epoca romantica e galeotta, l'angelo Paulito Dybala, dicevo, non è un trascinatore, non è un leader ma possiede l'arte elegante di certi ballerini del football sudamericano, sbarcati nel continente vecchio. I senza-Tevez stanno cambiando il guardaroba, lasciando i veli scuri e spegnendo i lumini, il profumo di tango torna di moda a Torino, i quaranta milioni non sono un bluff di mercato e poi, quel numero di casacca, il 21, sembra un bacio del dio del football, Zidane e Pirlo lo hanno indossato scrivendo cronaca e storia juventina, adesso tocca a un ventiduenne di Cordoba che ride poco e ha la cara sucia, sporca di un'infanzia segnata dalla morte prematura di suo padre Adolfo. A Torino hanno dovuto attendere la prudenza di Allegri per il quale conta l'orchestra e non il solista, secondo disciplina e scuola tattica. Dybala non gli ha dato del cabron come aveva fatto Tevez il quale già sapeva di tornarsene in Argentina, ha accettato la panchina e la tribuna. Il gol magnifico segnato alla Lazio, nel 2 a 0 di venerdì sera, è stata la consacrazione.
Che cosa è Dybala? Attaccante? Trequartista? Uno e l'altro, come Messi, come Enrique Omar Sivori che lui ricorda nella corsa a passi brevissimi, nel dribbling sculettante, velenoso e irridente, nel tiro feroce. Sivori era un fenomenale bastardo dentro e fuori, pupillo e protetto dai due Agnelli, provocatore e incantatore. Dybala non ha la stessa cattiveria grama di Sivori con gli avversari, ama il dribbling stretto, ha avuto buoni docenti, soltanto pensando a Maradona e oggi a Messi, suo sodale nella albiceleste, dovrebbe migliorare nella partecipazione al gioco ma tant'è: i suoi gol non sono mai casuali ma disegni di artista.
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