Non è stato facile, qualche mese fa, metabolizzare la traversa dell'Empoli che ha certificato la classifica dell'Inter (Champions) e del Milan (Europa League) e la differenza di appena 1 punto. Sarà forse ancora più complicato partire, oggi pomeriggio, per Marco Giampaolo al suo debutto ufficiale da allenatore rossonero dopo il battesimo di Antonio Conte, definito top player da Marotta, pagato come un fuoriclasse e pronto a imporre la dura legge dei marines, fuori Icardi e Nainggolan anche a costo di produrre minusvalenze al bilancio nerazzurro. Il derby a distanza qui a Milano, inevitabile e suggestivo, comincia così per il nuovo Milan di Elliott, Maldini e Boban, costretto già a inseguire sul mercato e non solo i rivali di sempre. Fin qui la «campagna» rossonera ha prodotto qualche doveroso risparmio al monte-stipendi (140 milioni, il più oneroso dopo la Juve) con la rinuncia ad Abate, Zapata, Montolivo, Bertolacci e Josè Mauri e l'arrivo di un paio di esponenti dell'Empoli particolarmente graditi a Giampaolo più Theo Hernandez targato Real Madrid, la sua garanzia. Il tecnico scoprirà oggi pomeriggio alle 17 la scomodità di quella panchina e il rischio della missione che gli viene affidata in modo molto schietto: far giocare meglio il Milan di Gattuso, spesso criticato ferocemente per la qualità dello spettacolo, in assenza dell'Europa ceduta per ottenere l'accordo tombale sui precedenti 5 esercizi ha quasi l'obbligo di conquistare la Champions sfuggita per un sospiro.
Non è ancora ben scolpito il profilo tecnico del gruppo, il mercato è solo all'inizio e, come ha ricordato proprio Marotta a proposito di Dzeko e Barella, ci vuole pazienza, la stessa virtù esercitata da Boban e Maldini che hanno limiti evidenti sulla carta di credito messa a disposizione dal fondo americano. Per questo le maggiori attese e il peso delle responsabilità ricadranno sulle spalle del tecnico che è andato a scuola da Guardiola ai tempi e ha il culto del gioco oltre che degli allenamenti tirati a cento all'ora per addestrare alla corsa e alla fatica delle sfide di campionato. È anche lui una scoperta più che una scommessa per Milano e il mondo Milan abituato di recente a stroncare fior di allenatori dello spessore di Allegri in mancanza di calcio d'autore e risultati (la Champions assente dal tabellone dal 2014).
Dovrà avere il sostegno non solo formale ma sentito di proprietà e management poiché nella scorsa stagione, il triste e malinconico isolamento patito da Gattuso (Leonardo) nella curva dopo il derby di ritorno fu uno dei motivi dell'aprile nerissimo.
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