Che il caro, vecchio Milan sia figlio dei suoi tempi. Tempi duri che hanno messo al bando le spese folli di un tempo e reso necessario il ricorso al rigore dei conti e al talento dei giovani. Ecco il profilo del nuovo Milan disegnato da Silvio Berlusconi che fu autore e protagonista della grandeur rossonera iniziata 26 anni prima e che adesso ricomincia come in quel febbraio dell'86 a dettare la rotta rassicurando un popolo disorientato. Allora promise tra lo scetticismo dilagante: «Diventeremo la squadra più titolata al mondo». E centrò in pochi anni quel traguardo ambiziosissimo. Ora scommette sul nuovo futuro: «Nessuno dovrà vergognarsi del Milan, dovranno gloriarsene, i tifosi non devono avere paura di questo cambiamento». Nel primo intervento calcistico pubblico destinato a milan-channel, sono tante le doverose spiegazioni fornite dal presidente Berlusconi e gustose risultano anche alcune anticipazioni, tutte incardinate a una riflessione ineccepibile. Eccola: «In passato si potevano comprare grandi campioni. È arrivata una crisi mai presentatasi nella storia. La mia famiglia ha versato ogni anno 50 milioni nel calcio, oggi non sarebbe più possibile per noi che stiamo contenendo le spese in altre società, non possiamo più spendere questi soldi per il Milan».
Niente lacrime e sangue, quindi ma risparmi mirati arricchiti dalla scelta felice di giovani talenti. «Il Barcellona ha fatto così, il mio Milan partì proprio così con Baresi, Maldini, Costacurta. C'è la possibilità di costruire un calcio divertente ed efficace nonostante il quadro economico» è la certificazione del nuovo modello a cui il Milan deve ispirarsi nei prossimi anni. Messi in sicurezza, dal punto di vista finanziario, grazie al doppio sacrificio di Thiago Silva e Ibrahimovic. Di qui la spiegazione più attesa. Perché prima il sacrificio eroico e poi la decisione di vendere il brasiliano con lo svedese? La risposta è didascalica: «Non volevamo cedere tutti e due. Leo ci aveva contattato ma avevamo preferito rifiutare l'offerta. Poi le avances del Psg sono proseguite, così abbiamo pensato al fair-play finanziario. Con questo sacrificio è possibile mettere i conti in ordine per i prossimi 3-4 anni. Il mio cuore piangeva ma resto convinto di avere in casa giocatori molto validi, in attacco non sentiremo la mancanza di Ibra, in difesa crediamo in Acerbi».
D'altro canto, come ha sottolineato Silvio Berlusconi, chi continua a spendere nel calcio europeo «sono i nuovi propritari provenienti da Russia o dagli Emirati». E non è detto che serva per vincere, come dimostrano gli stenti di Abramovich, «che ha alzato la Champions quando ha investito meno». Un Milan così, figlio dei suoi tempi, non può che eleggere Pato a suo simbolo, «lo vedo centravanti purissimo» e strizzare l'occhio a Boateng «10 ma non alla Rivera» preparandosi ad accogliere a braccia aperte il figliol prodigo Kakà, «è nei nostri cuori per il giocatore e per l'uomo che è». Senza trascurare il possibile concorso di investitori stranieri, «porte aperte a chi volesse dare una mano alla nostra squadra». Si spiegano così anche altri sacrifici, passati quasi sotto silenzio dopo la partenza dei due colossi di Milanello, l'addio agli stagionati campioni di Atene 2007, tipo Seedorf o Pirlo. «Sono state tutte scelte imposte dal bilancio» la firma di Silvio Berlusconi sulle operazioni di mercato più chiacchierate. Questo nuovo Milan, pronto secondo il suo presidente a «disputare un ottimo campionato senza gli infortuni passati», ha bisogno alla fine anche dell'unità dirigenziale. Eloquente, sotto questo aspetto, il riferimento al rapporto tra la figlia Barbara entrata nel cda rossonero, e Adriano Galliani, da 26 anni, il fedelissimo amministratore delegato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.