El Shaarawy sfata il tabù di San Siro e nasconde i guai

La doppietta del giovane "Faraone" rossonero schianta il Cagliari e Tassotti riporta alla vittoria i rossoneri. De Jong delude: per lui geometrie sconosciute

El Shaarawy sfata il tabù di San Siro e nasconde i guai

Milano - Un ragazzino promettente, molto promettente, e un leale, antico servitore della patria possono ricordare a lungo questa serata di calcio e di macumbe a San Siro. Uno è Stefano El Shaarawy, padre egiziano, madre ligure e talento purissimo da affinare nei prossimi mesi senza inutili pressioni. Suoi i due gol, i primi a San Siro, dopo un digiuno preoccupante e anche un po' umiliante, firmati per conto del Milan che agguanta così la seconda vittoria e cancella l'amaro in bocca delle ultime ore. Non sono prodezze balistiche, arrivano da tocchi felpati e precisi, come lame di rasoio, che s'infilano sul fianco di Agazzi, portiere del Cagliari. Sono il segnale di un ragazzo che promette molto e che forse può far dimenticare gli acciacchi e i ritardi di Pato. L'altro protagonista della serata è Mauro Tassotti che nel cuore ci sta. Perché è un fedele servitore di Allegri che abbandona la sua postazione in tribuna sul 2 a 0 comodo dopo una sofferenza indicibile. Sfatato il secondo tabù, di San Siro, senza una particolare benedizione. L'applauso della curva è una delle soddisfazione da incartare.

Arrivano i tre punti ma di sicuro non accompagnati dal gioco e dai progressi intravisti a Udine. La spiegazione è semplice: in cabina di regia De Jong è capace solo di battere il ferro caldo sull'incudine e perciò non può apparecchiare alcuno schema, alcuna intesa degna di tal nome. Lo rimpiazza Montolivo, fin quando ha risorse fisiche che lo sorreggono. Il Cagliari, specie nella ripresa, ha l'occasione per rimettere in parità il risultato ma ha davanti un'artigliera discutibile: Ficcadenti sostituisce tutti e tre gli attaccanti schierati in partenza alla ricerca di una qualche soluzione. Niente. Non solo. Ma nel bel mezzo della rincorsa, Daniele Conti che è il capitano fumantino degli isolani, si fa pescare nel secondo fallo che gli costa il cartellino rosso lasciando così in 10 i suoi. Il raddoppio di El Shaarawy arriva quando il Milan mostra qualche affanno di troppo e Tassotti corre ai ripari dalla panchina con una serie di sostituzioni.

Nel deserto di San Siro (la disaffezione del popolo milanista è inquietante), persino lo spot dello sponsor tecnico (con Seedorf protagonista) sembra reclamare voglia del passato che non torna. Per fortuna, il presente del Milan si può costruire intorno a un giovanotto di belle e fondate speranze come El Shaarawy che è il protagonista in attacco e non solo delle migliori giocate. Suo il sigillo che piega le gambe al Cagliari, sua la traversa che può addirittura sospingere il Milan all'intervallo col comodo 2 a 0. Bisogna intendersi subito: c'è qualche lieve progresso ma niente di speciale, intendiamoci. Per la sciatteria di Emanuelson, più volte ripreso da Tassotti, o per l'inconsistenza di De Jong sotto il profilo geometrico: non ha dimestichezza col compasso ma solo con interventi che gli procurano gialli a ripetizione. Se non ci fosse un po' di fosforo garantito da Montolivo (suo l'uno-due con El Shaarawy), il Milan resterebbe al buio anche perché la presenza di Traorè, al debutto stagionale, merita un quesito crudele: ma siamo sicuri che trattasi di un calciatore professionista? Da come si aggira nella prima frazione, spaesato come dentro un labirinto, procura una grande tenerezza e molti interrogativi. Abbiati ha qualche brivido lungo la schiena ma alla fine si ritrova graziato dall'imprecisione di Pinilla e soci.

Mentre El Shaarawy ha il piede freddo e se Ambrosini gli recapita la palletta buona il 2 a 0 è cosa fatta. L'ammalato, il grande ammalato del campionato, il Milan insomma, ha preso un brodino. E col brodino non si guarisce. Si può solo andare a Parma con una panchina più salda e senza il tremolio nelle gambe.

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