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El Trinche, che rinunciò a fare Il Maradona

La leggenda: scordò la convocazione e andò a pesca. Niente Selecciòn

El Trinche, che rinunciò a fare Il Maradona

I messicani discendono dagli Aztechi, i peruviani dagli Incas, gli argentini dalle navi. I croati ci sono arrivati a ondate a Baires, ustascia in fuga da Tito, come i Carlovich che hanno messo su casa a Rosario, Barrio 7 di Settembre, quartiere Belgrano, tango e futball come il pane. Ma da qui El Trinche Tomas Felipe Carlovich non si è mai più potuto muovere fin dal giorno della sua nascita, una catena lo tiene legato al palo, più di tanto non riesce ad allontanarsi: Mannò, potrei andare dove voglio, dice, ma amo giocare a calcio con i miei amici, e loro sono quasi tutti di qui.

Mercoledì sta passeggiando sulla sua bicicletta quando un disperato tenta di rubargliela. Non sa chi ci stia pedalando sopra, lo spinge, El Trinche tenta di reagire, picchiato, strattonato, cade, sbatte violentemente la testa sul selciato, un'emorragia lo tiene due giorni in coma e venerdì El Jugador Diferente lascia una voragine nel barrio dove ha trascorso 74 anni della sua vita ora dopo ora. Da figlio di creoli a leggenda rosarina trasportata da un'onda, racconti epici mai accertati, fantasie montate e confermate, volante mancino che solo un folle più folle poteva pensare di portargli via il pallone. Ci sono esistenze che vengono accertate solo quando il titolare lascia la terra. Poche fotografie, un solo filmato sberciato dove irride composto gli avversari, è lui, quello di spalle, dai, quello che fa il doppio tunnel, massì, è lui, non lo riconosci?

Lo conoscono solo quelli della porta a fianco dove è più amato di Maradona. E fanno girare la voce e al Gabino Sosa che può contenere al massimo 10mila tifosi si ammassano in 20mila, la società teneva in sospeso la sua presenza per vendere più biglietti, poi un paio d'ore prima del via annuncia il suo nome e gli ultimi vanno via al doppio, al triplo, al quadruplo.

Se voleva poteva, ma non ha mai voluto. Vladislao Cap, ct della Selecciòn argentina che deve volare in Europa per il Mondiale '74, lo scopre quando porta la nazionale a Rosario per un'amichevole contro una selezione di giocatori rosarini. Cinque giocatori del Newell's Old Boys e cinque del Rosario Central, ma poiché si gioca in undici chiamano El Trinche, 23 anni, quello che fa sragionare gli avversari nel Central Cordoba in serie B. A fine primo tempo, e questa non è una leggenda, l'Argentina è sotto 3-0, Vladislao Cap ha chiesto ripetutamente chi sia quel capellone con il numero cinque sulla schiena che scherza i suoi nazionali: Ma dai, questa è un'amichevole, mica siamo venuti qui a farci prendere in giro da quel tipo, fatemi una cortesia, toglietelo. Lo tolgono ma è tardi, El Flaco Cesar Menotti è rimasto a bocca aperta, mai visto uno così, questo può diventare il più grande giocatore argentino, lo invita, anzi lo convoca, El Trinche fa la valigia ma per andare all'aeroporto deve passare lungo il Paranà e si ferma a catturare trote. Menotti non lo vedrà mai ma questa è una leggenda, in casa sua non si è mai vista una canna da pesca che è una.

Ma guai a dire che non è andata così.

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