«E adesso a Torino per meritare la finale di coppa Italia». Suggerita dopo il 2 a 0 sul Parma, Silvio Berlusconi ha fissato subito la rotta del suo Milan che potrebbe anche risparmiarsi energie fisiche e nervose per dedicarsi a scudetto e Champions, traguardi impegnativi. «Dobbiamo provarci, ha ragione il presidente» è la conferma firmata da Adriano Galliani, felicissimo del ritorno di Berlusconi al fianco del club anche in trasferta come accaduto dopo un bel tot di anni a Parma. «Non mi piace la carica di presidente onorario, voglio quella di presidente effettivo, voglio con noi il Berlusconi che 26 anni fa prese a guidare con successo il Milan» è la spinta arrivata da Galliani e dalla squadra al completo. Per seguire la rotta indicata dal presidente, nessuno a Milanello è tentato dall’idea di risparmiarsi in vista del regolamento di conti previsto per domani sera, a Torino.
Nonostante gran parte dei recuperi più importanti, Boateng, Nesta, Pato, Abate, Robinho, lo stesso Gattuso e Cassano, siano ancora lontani nel tempo. Possono bastare quelli previsti di Aquilani e Seedorf, dello stesso Mexes (squalifica scontata) e di Van Bommel per consentire al gruppo d’inseguire la chimera di una rimonta che si trascina dietro i veleni della sfida, gol fantasma di Muntari compreso.
Provare non è peccato di presunzione. Specie se il Milan di queste ultime settimane ha dato prova di reggere alle pressioni della concorrenza italiana ed europea, senza disporre del meglio della sua mega-rosa, sono diventati 33 dopo le correzioni di gennaio. «Senza quel contributo ci sarebbe stato un cedimento strutturale» è la convinzione di molti milanisti doc che hanno tremato dinanzi alla squalifica per tre turni inflitta a Ibrahimovic per poi scoprire che è stato proprio quell’evento, nel viaggio a Udine, la svolta clamorosa per la conquista del primato in classifica. La ricchezza della rosa è solo uno dei tesori sfruttati da Allegri, il resto è la sua particolare abilità nel maneggiare come argilla pura il talento di alcuni suoi allievi. L’esempio didascalico è costituito da Urby Emanuelson, arrivato dall’Ajax su suggerimento di Mino Raiola, con la qualifica di centrocampista di fortuna e terzino volante di sinistra. Il giovane è rimasto a lungo dietro le quinte a prendere lezioni di calcio italiano, ha fatto capire di essere disposto a qualunque incarico pur di mettere piede nel Milan e alla fine ha trovato la collocazione migliore da trequartista. «Appena troverà il gol, raggiungerà la sicurezza» il pronostico azzeccato di Allegri.
Dopo i due sigilli firmati in campionato, Emanuelson deve solo perfezionare la mira davanti alla porta e poi la trasformazione da zucca in carrozza di cristallo è cosa fatta. Ha giovato ovunque Emanuelson: da mediano destro (lui che è mancino puro), da rimpiazzo di Antonini, da secondo attaccante e infine da trequartista, segnalandosi per i preziosi lanci che hanno scandito i successi fuori casa del Milan.
A Udine, per esempio, fu lui a promuovere lo scatto di Maxi Lopez chiuso in gol dalla folgore di El Shaarawy. Appena tornerà alla piena efficienza fisica Boateng si aprirà una questione delicata: si può escludere l’olandesino volante?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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