Sven-Goran Eriksson è stato un grandissimo allenatore di calcio che nel corso della sua carriera, non ancora conclusa, ha allenato i più grandi club italiani ed europei. Inizia giovanissimo in Portogallo dove vince due campionati con il Benfica e nel 1984-85 sbarca in Italia tra le fila della Roma con cui in tre anni vince una Coppa Italia ottenendo anche un secondo posto in campionato.
Dopo due anni di “transizione” alla Fiorentina torna in Portogallo al Benfica e dove in tre stagioni vince un campionato, colleziona due secondi posti e soprattutto sfiora la vittoria della Coppa dei campioni perdendo in finale per 1-0 contro il Milan di Arrigo Sacchi nel 1990.Nel 1992 torna in Italia tra le fila della Sampdoria con cui ottiene un terzo posto in classifica nel 1993-94 e vince una Coppa Italia.
Nell’estate del 1997 Sergio Cragnotti lo porta alla Lazio e in tre anni e mezzo Eriksson vince tutto: due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una coppa delle coppe, una Supercoppa Europea e soprattutto uno scudetto, il secondo e ultimo della storia del club biancoceleste nel 1999-2000 beffando la Juventus all’ultima giornata. Lo svedese ha poi diretto la nazionale inglese tra il 2001 e il 2006, ha allenato il Manchester City e il Leicester più le nazionali di Messico, Costa d’Avorio e Filippine nel 2018-19 e in tutto questo si è anche tolto lo sfizio di allenare in Cina.
Eriksson, in esclusiva per ilgiornale.it ha parlato del campionato italiano, di Champions League, ha ricordato i suoi anni trascorsi alla Lazio e molto altro ancora:
Eriksson, si aspettava un tonfo del genere della Lazio contro il Lecce?
“No, non me l’aspettavo e a dire il vero ma devo essere onesto, non mi aspettavo nemmeno questa clamorosa sconfitta della Juventus contro il Milan che sta giocando davvero molto bene nelle ultime partite".
Pensa che Lazio abbia ancora chance per lo scudetto?
“Io penso che la Lazio abbia ancora la possibilità di potercela fare anche perché la Juventus deve giocare contro Atalanta, sassuolo e poi ci sarà lo scontro diretto. La Juventus mi ha colpito molto in negativo per il suo calo nell’ultima mezz’ora di gioco: chi poteva pensare una cosa del genere dopo il 2-0? A momenti stavo per spegnere la tv ma poi non l’ho fatto e ho fatto bene (ride; ndr)”. Ripeto, la Lazio può ancora farcela ma non deve più perdere punti da ora in poi deve giocare per la vita, come se tutte le partite fossero finali”
La Juventus resta però la favorita?
“Credo di sì ma io confido molto nella Lazio, credo molto nella squadra di Inzaghi. La Juventus è forte, è sempre prima, hanno vinto otto scudetti di fila e questo potrebbe essere il nono: sta diventando noioso, basta (sorride)”.
Lei è l’ultimo ad aver portato lo scudetto a Roma, sponda Lazio, ci racconta qualche aneddoto di quella stagione o dell’ultima partita?
“Prima dell’ultima partita di campionato il discorso era semplice: non dipendeva più solo da noi. Ero fiducioso ma chiaro con i ragazzi e gli dissi che noi avremmo dovuto fare il nostro dovere, entrare in campo senza pensare ad altro. I calciatori sono stati bravi, hanno fatto il loro dovere mentre nell’altro campo c’era la Juventus con la pioggia, Collina, Perugia…Quel tricolore è stato particolare e qualcosa visto davvero in poche circostanze ed è andata bene per tutti i tifosi laziali. Aneddoti particolari non ce ne sono, noi abbiamo fatto il nostro, non ci aspettavamo che potesse succedere che la Juventus cadesse a Perugia e poi abbiamo fatto festa all'Olimpico. La Lazio è la squadra più forte che ho allenato senza dubbio era formata da tanti bravi uomini, calciatori duri e vincenti e poi c’era Cragnotti con cui c’era un feeling davvero speciale e che ha fatto il bene della Lazio. Quella squadra ha vinto tanto ed è entrata nella storia soprattutto per merito suo”.
Ha un rimpianto di non aver allenato una big tra Juve, Milan e Inter?
“Avevo pensato che dopo l’Inghilterra mi sarebbe piaciuto tornare in Italia magari per allenare una di queste tre big ma non è mi arrivata una proposta seria e se non sono arrivate negli anni passati non penso arriveranno oggi”.
Capitolo Champions League, la Juventus ce la può fare?
“Non mi ricordo nemmeno quali sono le squadre ancora in lizza (ride; ndr). Io dico Barcellona, Bayern Monaco e una tra City e Real Madrid, forse Psg ma c’è sicuramente anche la Juventus in lizza. Credo sia tutto aperto ma è difficile fare un pronostico. Penso che il City abbia tanta rabbia dentro perché tutti pensavano vincesse la Premier mentre il Liverpool ha vinto con facilità il titolo. La Juve? La squadra che ho visto nel secondo tempo contro il Milan non mi è piaciuta e se sarà questa in Champions contro Barcellona o City non avrà chance, penso. Però la Juve è sempre una grande squadra, se ti metti quella maglia addosso devi vincere tutto e se non lo fai è un fallimento”.
Pensa che Sarri sia l’uomo giusto per la Juventus?
“Non lo conosco personalmente ma l’ho seguito e in Italia ha fatto bene dappertutto, anche in Inghilterra ha vinto al Chelsea e ora sta facendo bene con la Juventus, non si può giudicare dopo una stagione anche se, ripeto, spero che la Lazio ce la faccia a vincere lo scudetto”.
Lei fa strano vedere Inter e Milan lontane dalla lotta al titolo?
“Certo, è molto strano vedere Inter e Milan così lontano, non era così quando io allenavo in Italia: le due milanesi erano sempre in lotta per il titolo con la Juventus. Io seguo tanto la Premier League e il campionato italiano che sta tornando ad essere competitivo”
Lei ha vinto tanto in carriera, ha visto sfumare in finale la Coppa dei Campioni, a distanza di 30 anni ci pensa ancora?
“In quella finale persi con il mio Benfica contro il Milan, era il 1990 ma quella rossonera era una squadra incredibile con giocatori fortissimi. Ci può stare che abbia perso quella partita, non sono amareggiato perché ho comunque vinto tanti titoli in carriera”.
Ci può dire il calciatore più forte allenato e i tecnici con cui ha legato di più?
“Farei un torto a tanti e non mi va di fare un nome dicendo il più forte che ho allenato. Penso che Roberto Falcao a Roma, fosse un po’ come Roberto Mancini, un allenatore in campo. Era dominante e importante per i compagni.
Come allenatori posso fare i nomi di Trapattoni e Lippi di cui sono diventato molto amico in Cina dove abbiamo allenato squadre differenti ma abitato nella stessa città. Marcello è un grande allenatore e un grande uomo”.
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