Esordiente La gioia di Fabbrizi

Massimo Fabbrizi lo guardi in viso e pensi che non può essere un cecchino, al massimo un sacerdote di paese, di quelli alla mano, che si spaccano la schiena perché tutto funzioni. Appartiene alla razza in via d'estinzione delle persone che quando le vedi, qualsiasi lavoro facciano, scegli loro: allo sportello della banca come sul treno se controllori. Quelli che pensi comunque vada mi aiuteranno. Massimo spara con quell'espressione lì. È un po' un controsenso.
Ma è vero che ha la febbre?
«39 gradi. Sono tredici giorni che prendo medicine e antibiotici per guarire. Vuoi vedere che senza avrei vinto...»
Quindi amarezza, qui arrivava da favorito?
«No, solo al 20%. Perché all'80 sono felice. Voi non avete idea. In fondo, all'inizio, non pensavo neanche più di poter fare medaglia. Nelle altre competizioni a cui ho preso parte non avevo mai provato sensazioni simili a ciò che si sente in un'olimpiade. All'inizio, nei primi colpi, sparavo e mi mancava l'aria e il cuore mi batteva all'impazzata».
Esordiente ai Giochi ma due volte campione del mondo.
«Non è la stessa cosa. I Giochi stregano, per un po' mi è sembrato che non fossi io a sparare. Incredibile».
E sul podio?
«Qualche lacrima. Ho raggiunto qualcosa che... – si commuove ancora – è il massimo per uno sportivo».
L'errore al sesto tiro che le è costato la medaglia?
«Lo spareggio è una finale ai rigori come nel calcio. No, non è colpa della pioggia... Semplicemente ho sbagliato».
Dedicato?
«Alla mia famiglia, sono fidanzato. Dedicato a Maria, ai miei genitori, a mia sorella, ai cani, a Rocky, Nerone, Max».
Italia di fioretto e sciabola, Italia che spara.
«Siamo una certezza per il Paese. E, pensando alla scherma, sarebbe bello poter gareggiare anche noi per la medaglia a squadre.

Anche miste».
A proposito, la sua collega Jessica Rossi?
«Meno male che spara fra le donne».
Il premio?
«Come Jessica, metà verrà diviso fra noi compagni, il resto non ve lo dico. Però vi pago una cena».
BCLuc

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