In Europa ci pensa Thuram. Lautaro, è una notte stregata

I nerazzurri partono male, dominano nella ripresa: il capitano fermato dai legni e dai numeri del portiere. Il francese fa centro

In Europa ci pensa Thuram. Lautaro, è una notte stregata
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Non era semplice e non lo è stato. Il Benfica è forte, ma era importante vincere e l'Inter ha meritato di farlo. Un primo tempo di attesa più che di studio. Un po' perché frenati e troppo lenti, un po' perché convinti della propria forza e quindi con zero voglia di rischiare, i nerazzurri hanno aspettato la ripresa per scatenare il meglio di quanto sanno fare e già tante volte hanno fatto in queste stagioni europee. Gioco corale, d'attacco, insistente, martellante: fino al gol, la pressione è stata quella che a questi livelli solo una grande squadra sa esprimere. La vittoria della Real Sociedad aiuta, il futuro prossimo sorride alla banda Inzaghi.

Decide Thuram, a Lautaro stavolta toccano traversa, palo e due occasioni clamorose sventate da Trubin, il portiere che l'Inter aveva cercato, ma che Sommer non sta facendo rimpiangere. Anche stavolta, quando l'hanno chiamato in causa (Aursnes) lo svizzero s'è disimpegnato alla grande: poteva essere dura rimontare un Benfica organizzato sempre molto bene, anche se palesemente con meno talento di quello che esibiva un anno fa. C'è Di Maria, è vero.ma Inzaghi ha saputo stringerlo a dovere nella forbice Bastoni-Dimarco, che l'ha reso sostanzialmente inoffensivo. Anche il Fideo (molto atteso e altrettanto fischiato) conta una traversa (parte alta in verità), direttamente da calcio d'angolo, nel primo tempo, quello appunto in cui l'Inter ha sofferto di più.

Benfica subito aggressiva, Inter più coperta, pronta come a ripartire, ma senza la velocità necessaria. Thuram e Lautaro parlano un'ottima lingua comune e in due mesi l'intesa ormai sfiora la perfezione. Il francese accetta di fare la spalla, l'argentino non ha paura a vestire la maglia del leader, anzi. Su Thuram gioca quasi a uomo il gigantesco Morato, su Lautaro l'altro campione del mondo Otamendi, in una serata in cui curiosamente c'è un altro accoppiamento fra compagni di nazionale, i turchi Calhanoglu e Korku. Il regista di Inzaghi forse brilla meno di altre volte, ma ruolo e serata gl'impongono anche di fare il gregario e lui ormai sa fare tutto. Ottimo Pavard, ormai padrone del ruolo.

L'Inter si accende nel secondo tempo, già prima dei cambi. Questione di ritmo ed efficacia, più velocità nella circolazione del pallone e soprattutto più precisione. Ed è subito un'altra partita. Sbaglia prima Dumfries, di testa, poi Lautaro centra traversa (esterno destro al volo, meraviglioso) e palo (sinistro, qui con più colpe che meriti) al culmine di due azioni, una più bella dell'altra e infine Thuram schioda il risultato, dopo l'inarrestabile percussione di Dumfries, palla arretrata nel cuore dell'area e destro vincente, incantesimo rotto.

Il Benfica cerca il pareggio con garbo, senza cioè rovesciarsi nella metà campo dell'Inter, che ha spazi ma probabilmente non quelli che contava di trovare. Nonostante ciò, le ultime parate sono tutte di Trubin, perché mai Neres e compagni, nemmeno l'ultimo entrato, l'ex viola Cabral, riescono mai a spaventare Sommer.

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