È qualcosa di più di una semplice sberla, perché fa molto più rumore, perché provoca molto più dolore. Succede così quando il ceffone arriva a più persone nello stesso momento e, soprattutto, giunge inaspettato. La Fota, l’associazione dei team e dei costruttori impegnati in F1, aveva, giusto due settimane fa, in quel di Ginevra, illustrato al mondo, forte come non mai, unita come non mai, come risanare il Circus, abbassare i costi, aumentare le entrate e ravvivare la lotta e lo show premiando di più chi vinceva. Ebbene, quelle proposte (12 punti al primo, 9 al secondo, 7 al terzo...), pensate, decise e sottoscritte all’unanimità, sono state ignorate dal Consiglio mondiale della Federazione internazionale dell’auto presieduto da Max Mosley.
Non solo: dal consesso è uscita rafforzata anche la posizione di Bernie Ecclestone, da settimane nel mirino dell’associazione dei team che lotta per una più equa ripartizione delle entrate della F1. Non a caso, il nuovo punteggio partorito dal Consiglio Fia introduce di fatto l’idea delle medaglie cara a Ecclestone: ossia, quest’anno vincerà il titolo chi avrà conquistato più Gran premi, solo in caso di parità varranno i punteggi che tra l’altro restano i vecchi. Come ai Giochi olimpici: se una nazione mette in tasca 10 argenti e un solo oro e l’altra due ori, è quest’ultima a star davanti (nel 2008, con questo meccanismo, sarebbe stato campione Massa). Non stupisce, dunque, che il comunicato vergato a Maranello a nome di tutti i team sia durissimo e lasci presagire future azioni (prima di Melbourne ci sarà un vertice Fota, ndr).
In merito alle decisione prese, la Fota «desidera esprimere delusione e preoccupazione per quanto stabilito in maniera unilaterale», queste le parole di Montezemolo. «Il nuovo quadro regolamentare definito dalla Fia a partire dal 2010 rischia di stravolgere la vera essenza della Formula 1 e i principi che la rendono uno degli sport più popolari e più attraenti... Visti i tempi e le modalità con cui queste modifiche sono state decise - prosegue - riteniamo necessario esaminare attentamente la nuova situazione e fare di tutto per mantenere, in momenti così difficili, un quadro regolamentare stabile senza continui stravolgimenti che creano solamente sconcerto e confusione nelle Case automobilistiche, nei team, nel pubblico e negli sponsor». A far infuriare i team non è tanto l’adozione, alla vigilia del Gp di Melbourne, di un sistema di punteggio che ignora quello da loro proposto, quanto e soprattutto l’annuncio del tetto al budget per le squadre che verrà introdotto dal 2010. A Ginevra, l’associazione aveva elencato tutta una serie di interventi che avrebbero portato a fornire motori ai team più piccoli a 5 milioni di euro a stagione. In Svizzera, Montezemolo aveva sottolineato che «con il nostro lavoro, in 2 anni, riusciremo a ridurre il budget per correre del 50%».
Fatti due conti, nel 2008 una squadra minore spendeva 90 milioni, nel 2010 ne avrebbe spesi 45. Ecco, Mosley è andato oltre, visto che il consiglio mondiale ha introdotto il tetto dei 33 milioni di euro, ma per farlo ha varato un campionato con due regole. È come se in Italia, alle squadre di calcio più deboli venisse concesso di giocare con 13 giocatori. Perché ai team che accetteranno il tetto di 33 milioni sarà concessa maggior libertà tecnica a livello aerodinamico, avranno più giri motore, potranno intervenire sullo sviluppo dei propulsori, i test saranno liberi così come l’uso dei materiali e delle gallerie del vento e avranno kers più potenti. I grandi team o quelli che comunque non accetteranno il tetto, potranno competere con l’attuale regolamento e le varie limitazioni tecniche.
«Queste regole stimoleranno – ha dichiarato soddisfatto Mosley - gli ingegneri acuti e avranno così successo i team con le idee migliori, non solo quelli più ricchi... Il tetto di spesa varrà per tutto, per cui dovranno essere ridimensionati anche gli stipendi dei piloti». Insomma, il mondiale non è ancora partito ma la guerra è iniziata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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