Brasile 2014

Fantaccuse dalla Colombia Infortunio Neymar falso, il Brasile deve vincere!

Neymar si sarebbe infortunato prima della ginocchiata, e FIFA e arbitri avrebbero deciso di far vincere il Campionato ai padroni di casa

Alcune fantomatiche immagini che testimonierebbero l'improbabile tesi
Alcune fantomatiche immagini che testimonierebbero l'improbabile tesi

Incredibile: la Colombia (o meglio alcuni suoi mezzi di comunicazione), dopo esser stata eliminata ai quarti del Brasile, ha deciso di esporre una particolare teoria secondo la quale i Verde-oro starebbero utilizzando l'infortunio di Neymar per poter mascherare degli accordi che permetterebbero alla formazione di casa di accedere alla finale della competizione.

Secondo molti utenti colombiani, la ginocchiata di Zuriga non avrebbe colpito le vertebre di Neymar, ma un altro punto presente nella schiena; aggiungendo che il vero infortunio il giocatore lo avrebbe subito dopo il festeggiamento del gol di Thiago Silva, sbattendo la schiena sul campo. Ora la FIFA inizia a tremare: questo per il semplice fatto che un'accusa del genere, seppur si tratti solo di una teoria senza basi reali, potrebbe gettare un nebuloso polverone sull'intera competizione, e potrebbe rovinare la festa dei giocatori e degli stessi tifosi.

La Colombia comunque non è la prima squadra a protestare dopo aver affrontato il Brasile: anche la Croazia fece lo stesso in quella prima partita del campionato mondiale che ha destato scalpore, e che ha visto un arbitro a tratti non imparziale favorire il Brasile, soprattutto sul rigore concesso alla squadra di casa. Ora è il turno dei Cafeteros, che cercano di far tornare alla luce una teoria che tempo fa era stata postata sul web, ovvero che le squadre stabilite per la finale fossero Argentina e Brasile, e che proprio i padroni di casa avrebbe dovuto vincere.

Se questo dovesse accadere, l'odore di affari sottobanco sarebbe insopportabile: di certo però Germania e Olanda non staranno a guardare, e faranno di tutto per approdare nella finale.

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