Anastasi, il governo del calcio fuori tempo

Anastasi, il governo del calcio fuori tempo

C'era la famiglia Anastasi. C'erano Pietro e Anna e i figli Gianluca e Silvano. C'era Capello e c'erano Bettega e Furino, c'era Nedved e c'erano Morini e Gentile, c'era Oriali e c'era Marotta, c'era il popolo di Varese, dentro e fuori la basilica di San Vittore. Poi, ignorati, c'erano anche un paio di delegati della federcalcio e della Lega calcio, con il labaro di repertorio, per farsi riconoscere. Riferiscono che, a Roma e a Coverciano, nelle sedi istituzionali del governo calcistico, siano state esposte bandiere a mezz'asta. Bravi ma lenti, nella loro ignoranza volgare.

La gente di football non ha bisogno certo di tali cerimoniali fasulli per ricordare un campione che appartiene appunto a loro, al popolo che segue questo gioco meraviglioso, non certamente a chi è prigioniero della burocrazia e del basso potere. Così ha fatto, dunque, la folla a Varese, in onore di Pietro Anastasi da Catania, di anni settantuno, accarezzando la bara, coperta di bianche rose come tutta la chiesa, piena di quel fiore dal colore candido. E poi, sul feretro in noce, la maglia bianconera con la sciarpa biancorossa varesina, memoria grandiosa di una carriera ugualmente superba e solare come la terra di origine di Pietruzzu. Commozione ma non plateale, lacrime trattenute, dignità e decoro totali dinanzi al dolore contenuto di Anna e dei figli, il poliziotto Gianluca, l'architetto Silvano. I soliti ma isolati idioti hanno richiesto il selfie agli ex calciatori e dirigenti, anche il funerale si è ormai trasformato in un reality, il cordoglio si arrende all'espressione stupida e gaia davanti al telefonino, mentre, due metri più in là, sta parcheggiata l'auto funebre. Il gruppo degli ex si era dato appuntamento con anticipo rispetto alla messa, un momento di aggregazione tra campioni veri e destini diversi.

La rabbia di Gentile contro Figc e Lega, il ricordo di Bettega compagno di camera nei ritiri bianconeri, le parole sincere di Marotta, responsabile del settore giovanile varesino quando il migrante Anastasi sbarcò al club biancorosso.

La funzione non ha avuto momenti teatrali, l'omelia è stata particolarmente dedicata al calcio e all'ultima partita, a braccia alte verso il cielo di Pietro, con l'abbraccio dei suoi compagni, come dopo un gol. La piazza, carica di silenzio si è destata con l'applauso che ha salutato la partenza della vettura grigia. Un'altra fetta della nostra vita se ne è andata.

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