«Un passo alla volta, un pugno alla volta, un round alla volta!». È sempre stato questo il mantra di Rocky Balboa, alias Sylvester Stallone. È sempre stata questa la filosofia che contraddistingue un ottimo pugile dal campione: l'unico modo per ottenere risultati nella boxe, e nella vita, è procedere con calma e costanza a piccoli passi, senza mai fermarsi e senza mai perdere di vista l'obiettivo che si vuole raggiungere.
Un passo alla volta, un pugno alla volta, un ciak alla volta, anche i protagonisti dell'ultimo capolavoro Creed - Nato per combattere incarnano questo mantra. Uno è Andre Ward (nel film con il nome di Danny Wheeler), campione olimpico di Atene nei mediomassimi e detentore delle cinture iridate WBA e WBC dei supermedi tra 2011 e 2015. L'altro è Tony Bellew, pugile di Liverpool che interpreta la parte del rivale nel combattimento finale del film con il figlio di Apollo Creed.
Coincidenza ha voluto che entrambi quest'anno riuscissero a conquistare un titolo mondiale.
Tony Bellew, che interpreta il campione mondiale dei mediomassimi Ricky Pretty Conlan e che riesce ad avere la meglio in una battaglia all'ultimo sangue con Adonis Creed, lo scorso 29 maggio ha conquistato al Goodison Park (lo stesso teatro che ha visto inscenato lo scontro pugilistico del film) di Liverpool, sua città natale, proprio quel titolo mondiale dei pesi mediomassimi Wbc che, prima della vittoria per ko tecnico alla terza ripresa su Ilunga Makabu, possedeva solamente sul set. Appunto, dal successo sul set, immaginario, al trionfo sul quadrato, reale. Perché dall'uscita nelle sale di Creed (in Usa dal 25 novembre 2015, in Italia dal 14 gennaio 2016 ), Bellew ha prima conquistato il titolo europeo, poi si è laureato campione del mondo dei pesi mediomassimi e infine, una settimana fa, ha conservato il titolo vinto sei mesi fa. Insomma, non una, non due, ma tre le vittorie sul ring da quando Creed è uscito nelle sale. Non c'è che dire, Rocky motiva i campioni. E non è finita qui.
Sono passati 40 anni, ma la saga di Rocky continua ad affascinare milioni di spettatori. Creed, come gli appassionati di Stallone ben sanno, narra la storia del figlio di Apollo Creed, il campione del mondo dei pesi massimi affrontato da Balboa in Rocky I e II, morto sul ring nel quarto capitolo della saga sotto i colpi letali inferti dal mastodontico sovietico Ivan Drago (sì proprio quello di «Io ti spiezzo in due»). Nel film di fine anni Ottanta, il pugile russo veniva poi battuto dallo stesso Rocky in uno scontro memorabile in Unione Sovietica. Il clima oggi non è quello da Guerra fredda dell'epoca (anche se le tensioni fra le due potenze non mancano) ma è curioso quanto avvenuto sabato scorso all'altra comparsa del film. Andre Ward ha infatti sconfitto ai punti a Las Vegas il russo Sergej Kovalev, conquistando così il titolo dei mediomassimi Ibf, Wba e Wbo. Una vittoria che ha scatenato delle polemiche, le solite quando ci sono in ballo un americano e un russo. E Kovalev, furioso, ha attaccato: «I giudici erano americani, ma questa non è politica. Al massimo può aver vinto tre round». Anche perché non si trattava di un match tra due carneadi, entrambi avevano raggiunto 30 vittorie nella loro carriera, quindi parliamo di due fra i pugili più forti in circolazione in tutte le categorie e la sfida diretta per il titolo dei mediomassimi era molto sentita. Tra l'altro, proprio come Drago, il sovietico è noto per avere una forza al limite dell'umano e una potenza devastante. Per questo è stato soprannominato 'The Krusher' («il demolitore»). Non a caso, dei suoi 30 successi, 26 sono arrivati per ko. «È stato un match molto serrato, posso dire di essere fiero della mia reazione» si è limitato a dichiarare lo statunitense. Nessuno dei due ha osato dire «ti spezzo in due...», ma il russo ci si è avvicinato. «La prossima volta ti prendo a calci in...» è stata infatti la stoccata di Kovalev, preludio ad una immancabile rivincita.
La
sostanza di questa curiosa analogia tra fiction e realtà non cambia. Due star del cinema, come Ward e Bellew, hanno conquistato due titoli mondiali in meno di un anno. Sembra assurdo, ma il mantra di Rocky è davvero potente.
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