È normale: in fondo sono passati dieci anni ed è cambiato tutto. Il mondo, il tennis, l'erba di Wimbledon. È cambiato anche lui, il Re, il Più Grande di Sempre, almeno per quelli che lo amano dal primo giorno, quelli che accettano le sue rughe come la meravigliosità della vita. Dieci anni fa Roger Federer era un'istantanea nella storia dello sport: si godeva il suo primo Wimbledon da predestinato, il suo primo Slam di un amore che non finirà mai. «Questo è il mio giardino» disse, ed in effetti anche oggi gli altri ci entrano in punta di piedi. Anche perché, dieci anni dopo, Roger ci entra da campione uscente, da campione per sette volte in quel Tempio dove restano solo gli Immortali. E lui ci resterà più di tutti.
Federer però non è più quello di allora, e dovendo compiere 32 anni il prossimo 8 agosto ecco tutti a chiedersi quando dovrà finire. Nel 2003 Roger stupì il mondo perché il mondo aveva appena scoperto che una barca a vela poteva venire da dove il mare non c'era per vincere la Coppa America. Figurarsi poi veder arrivare uno col codino dalla Svizzera per alzare quella coppa da 25 ghinee.
Non si sapeva, allora, che la storia si sarebbe ripetuta tante altre volte per diventare Storia. Non si sa, oggi, se questo si potrà ripetere ancora.
Roger Federer adesso è diventato una multinazionale degli affetti, il gentleman con la racchetta che a SW19 è sempre più vestito di bianco di tutti con quell'aurea da campione assoluto, e «sono stati in effetti 10 anni incredibili, così belli e così ricchi di soddisfazioni. Mi sono fatto tanti amici, ho aperto una fondazione per aiutare le persone che hanno bisogno, ho realizzato la cosa più grande di tutte: ovvero vincere a Wimbledon sotto gli occhi delle mie figlie. Sì è stato tutto incredibile». Però Roger Federer è anche un punto interrogativo sul tabellone, anche se è difficile (impossibile?) accettare che possa perdere, soprattutto adesso che la cosa accade più spesso. Non si può accettare l'umanità del Dio tennis, pur guardando un torneo che mette in fila Nadal, Murray e Djokovic dai quarti di finale in poi per raggiungere l'Assoluto, ovvero l'ottavo titolo, il diciottesimo Slam. «E l'erba di oggi è cambiata, c'è meno imprevedibilità. Se il tuo avversario le azzecca tutte, trovare un modo per opporsi diventa difficile». Diventa difficile vincere. Anche per Lui.
Ecco, dunque, il problema è tutto qui: tutti sanno che Roger Federer può ancora trionfare a Wimbledon, molti sanno che potrebbe non accadere più. Guardando una stagione che fino al successo della scorsa settimana (Halle) segnava tante settimane di riposo e «zero tituli», riannodando i ricordi di qualche ultima partita in cui quella schiena di cui lui non parla mai (roba da gentleman, d'altronde) aveva bisogno della maglietta della salute. Piccole crepe in una macchina perfetta, piccoli segnali che ti fanno già parlare di chi verrà dopo, anche se per i prossimi due-tre anni di lasciare non si discute: «Non credo vorrete vedere un altro come me, perché la storia del tennis la fanno la varietà di personaggi e di stili. Io mi sono trovato nella situazione in cui tutti mi paragonavano a Sampras, eppure eravamo davvero diversi.
Non è giusto, non fatelo: tutti hanno il diritto di avere la propria storia, nessuno vorrà essere il nuovo Federer». Tutti vogliono però vedere ancora Roger e Wimbledon, perché la verità è che non ci si può arrendere così all'inevitabilità della vita. E scoprire che Roger Federer sia davvero unico, ma che in fondo sia come tutti noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.