Marco Lombardo
Woody Allen una volta disse: «Non accendo mai la tv. Tranne che per vedere se quello svizzero ce l'ha fatta di nuovo». E lo svizzero ce l'ha fatta, di nuovo, proprio quando tutti avevano già l'idea che il sogno di vincere l'ottavo titolo di Wimbledon fosse solo follia. Roger Federer insomma domani giocherà (contro Raonic) la semifinale del torneo più bello del mondo dopo essere sopravvissuto a due set di svantaggio, uno 0-40 sul 3-3 del terzo set e a tre match point contro nel tie break del quarto. E la vittoria su Marin Cilic, quello che Roger ha definito «il ragazzo più gentile del circuito» è qualcosa che resterà nella storia del tennis. Perché a 35 anni, con una schiena ormai un po' così, e l'idea del mondo che il talento non basta più, vincere 6-7, 4-6, 6-3, 7-6, 6-3 dopo una battaglia di 3 ore e 17 minuti sull'erba, è qualcosa che va oltre il semplice risultato sul tabellone. Roger insomma è risorto ancora una volta e la bellezza del suo tennis è il saper ancora resistere alla brutalità: Cilic infatti ha usato il metodo della clava - lo stesso con cui battè il Re nella semifinale degli Us Open 2014 - e per due set e mezzo le botte di servizio e le mazzate da fondo hanno disegnato una partita senza storia. Ma il tennis è altro: è cuore, è a volte arte, è il non arrendersi mai. È Federer. E così quei 3 break point recuperati sono stati l'antipasto del tie-break del quarto set, finito 11-9 dopo un'altalena da infarto.
A quel punto il pubblico del Centrale di Wimbledon era già in estasi: perché se Woody Allen ogni tanto accende la tv per vedere cosa fa lo svizzero, c'è un resto del mondo che non vorrebbe spegnerla mai più. Anche se sa che un giorno, troppo presto, arriverà il buio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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