Fenomeno Sagan, il Valentino della bici

Parla il tre volte campione del mondo: "Il ciclismo spesso è noioso, io mi ispiro a lui per renderlo più divertente"

Fenomeno Sagan, il Valentino della bici

«È stato da Valentino che ho imparato a impennare la bicicletta - ha raccontato un paio di anni fa Peter Sagan ai giornalisti che gli chiedevano lumi su chi l'avesse ispirato in fatto d'impennate -. L'ho conosciuto in Giappone anni fa, ero lì per il circuito di Saitama e sono andato a trovarlo a Suzuka. L'impennata è nata così, l'ho vista e ho voluto ripeterla. Se ti piace, perché no?».

È così Peter Sagan, ormai lo conosciamo, e ogni anno di più sappiamo come la pensa in materia di sport unito allo spettacolo. Perché il triplice campione del mondo, l'uomo che veste la maglia dai colori dell'arcobaleno da tre anni di fila, ha una passione: Valentino Rossi. Non ne ha mai fatto mistero. Anche domenica, sceso dal podio delle premiazioni, dopo aver ricordato Michele Scarponi, essersi scusato con Kristoff per averlo superato al fotofinish davanti al pubblico di casa e inviato un bacio alla moglie Katarina (Smolkova, ndr) , che ad ottobre lo renderà padre per la prima volta, ha chiesto cosa aveva fatto Vale. «Quinto? Ma quello è davvero un fenomeno», pare abbia risposto.

Da fenomeno a fenomeno. Due facce della stessa medaglia, che generalmente è la più preziosa, la più lucente. «Io ho sempre seguito Vale in tivù - ha raccontato il fuoriclasse slovacco -. Mi ha sempre entusiasmato per il suo modo di affrontare le corse: con gioia e allegria. Non mi piace la retorica che ruota attorno allo sport: le rinunce e il sacrificio. Noi sportivi abbiamo la fortuna di aver fatto della nostra passione una professione. Sarebbe questo il sacrificio?».

Fuori dagli schemi, capace di rompere la liturgia che spesso avvolge il mondo del ciclismo, come quando si è palesato in gruppo battendo Fabian Cancellara, lo Spartacus del ciclismo mondiale, che non gradiva affatto perdere da quel folletto slovacco che non si limitava a mettergli la ruota davanti, ma gli impennava sul naso anche la bicicletta.

«Il ciclismo spesso è noioso - ha più volte detto -, io cerco di renderlo più divertente, come Valentino ha reso più bello e avvincente il motociclismo. Il Dottore non si limita a vincere. La vittoria è solo uno degli step dello spettacolo che in questi anni Valentino ci ha regalato. E io intendo lo sport proprio allo stesso modo».

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