Balotelli gioca a pallone e non a football. Balotelli corre ancora sul campo dell'oratorio. Balotelli è il più forte dei ragazzini. Balotelli si mette a litigare per un calcio di punizione. Balotelli non fa gruppo. Balotelli non lecca il mister, Balotelli resta solo. E solitario. Balotelli getta a terra la maglietta del club che lo paga, e come lo paga. Balotelli indossa un'altra maglietta, di un club che vorrebbe pagarlo, e come vorrebbe. Balotelli ha nostalgia di Brescia perchè vive a Manchester. Balotelli ha più donne di uno sceicco. Balotelli manda a fuoco la casa con i razzi pirotecnici. Balotelli è una fortuna per il suo parrucchiere. Balotelli è davvero una fortuna per il suo carrozziere. Balotelli ce l'ha con il mondo perché il mondo ce l'ha con lui, sempre e soltanto con lui. Balotelli minaccia di uccidere il primo che gli vomiterà addosso un insulto razzista. Balotelli vorrebbe mandare a scopare il mare l'allenatore ma un suo compagno gli tappa la bocca. Balotelli mette paura ai leoni inglesi. Balotelli non sa ancora che cosa farà da grande. Balotelli è già grande.
Chi è Balotelli? Un caso, un fenomeno. Tutto previsto. Ma ancora tutto imprevedibile. Ventuno anni, quasi ventidue. All'anagrafe. Dieci per l'indice di maturità, trenta per il talento, un corpo, due teste, Mario Barwuah e Mario Balotelli, la terra africana lontana, il folle circo italiano, polvere e sudore, oro e incenso. Se ne parla, se ne scrive, si discute. Chi è davvero Balotelli? Piace. Ma. Dicono che tra qualche anno… forse anche domani mattina. Momenti di football gigantesco. Fotogrammi di capricci puerili.
McEnroe, Gascoigne, George Best, Tyson. Vengono alla mente altre figurine di ragazzacci, vissuti in epoche diverse, più o meno protetti dalla comunicazione che non era così invadente, opprimente, ossessiva come quella contemporanea. Tennisti, pugili, calciatori, giovanissimi, sbarbati, segnati da una follia improvvisa, improvvisa come la gloria ruggente, mondiale, illuminata dai loro gesti e dalle loro gesta, sport e dolce vita assieme, un gioco continuo, senza regole, alibi della genialità e dell'arte ludica. Balotelli si è iscritto per ultimo a questo circolo. Ha già una tessera di platino, chi lo conosce lo evita, il ragazzo che si trova di fronte non è lo stesso che aveva incontrato il giorno prima, nemmeno quello che reincontrerà un'ora dopo. Balotelli sul campo di football è questo: agnello e lupo, protagonista e comparsa, fantasma e incubo reale. Il dubbio avanza, come il procedere stesso del fenomeno, lento, fastidioso, inquietante: promessa o premessa? Campione o bluff? La criniera dorata sulla testa lucida è una saetta che dovrebbe destarlo, ogni tanto. E' il suo segno distintivo, non ne ha altri, a parte il gesto tecnico, il calcio potente e prepotente, l'invenzione funambolica e oratoriale. Comunque decisiva, in Italia, in Inghilterra, in Polonia, spero in Ucraina. Balotelli è il giocattolo per farci divertire e ammattire, un balocco che parla, mugugna, borbotta, scatta, sbuffa, segna un gol. Poi, di colpo, si ferma, la molla sembra scarica, nessun urlo, nessun sorriso, nessuna danza per la gioia e la libertà.
Quasi un senso di noia snob, il fastidio di trovarsi in quel posto, in mezzo a quel frastuono, a quel popolo, in fondo gente che non lo capisce, non ne ha voglia. Perché lui è lui, come il marchese del Grillo, e gli altri.., lui è diverso da tutti, Mario Barwuah, Mario Balotelli, come scriveva un artista premio Nobel della sua terra: uno, nessuno, centomila.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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