D'accordo la figu di Cristiano. Va benissimo quella di Romelu e di Sergei. Per loro, il nome di battesimo basta e avanza, la raccolta vale oro. Ma stavolta c'è posto per altri quasi sconosciuti, il calcio è di tutti, dunque fanno un passo in avanti i ragazzi della Lega Pro, un tempo serie C, il mondo delle speranze e delle promesse. Il calcio è di tutti, consegna allora il reddito di cittadinanza anche ai tre campionati ultimi nei resoconti ma, finalmente, onorati dalla figurine, come già accadeva nei favolosi anni Settanta, quando la Panini riservava pagine alla C e alla D, ai tre gironi della prima serie con gli scudetti dei club, dal Derthona al Sottomarina, dal Viareggio all'Imola, dall'Acquapozzillo alla Pro Vasto, mentre per la D erano elencati calendario e società partecipanti, prima di passare alle quattro pagine occupate dai fuoriclasse stranieri in Italia, una rassegna che partiva dal 45. Erano i tempi della coccoina, del celo e manca, delle doppie e delle triple, di Maciste Bolchi (primo di tutti) introvabile come Pizzaballa. Ma il ritorno delle squadre della Lega Pro è un passo nostalgico e una prova di rispetto per il calcio che trova meno luce ma che raccoglie in provincia emozioni comunque fortissime anche se non tutti i diritti e non tutti i doveri vengono rispettati dai club iscritti. Nell'epoca in cui Pinocchio torna di moda al cinema, dunque la favola conferma di non perdere il proprio fascino, così il mondo delle figurine conserva il suo alone fiabesco, di sfide impossibili e solitarie, di partite leggendarie, fette di vita raccolte in un album che, cambiando nei colori, nelle illustrazioni, nella pubblicità, è sempre lo stesso, quello dei favolosi anni '60, quando portava in prima pagina il nome di Gol prima che il disegno di Liedholm prendesse la copertina con un elegante colpo di testa a un pallone di cuoio marrone, senza avversari, in uno sfondo vuoto che sarebbe stato in seguito riempito dalla storia.
Panini ha resistito alle perversioni dei social, di internet, di tecnologie impossibili. Il calcio resta un gioco, uno scambio di parole, di sogni, di progetti, di figurine, tra bambini che giocano da adulti e da adulti che giocano da bambini.
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