Ora che la fase 2 è già di fatto scattata, con un «lockdown» meno stringente nella maggior parte delle regioni, il calcio di casa nostra cerca sempre appigli - scientifici e medici - per ripartire. Oggi la Figc riunisce la sua commissione medica che fornirà le linee guida per gli allenamenti, domani il documento sarà portato in consiglio federale e poi nei giorni successivi toccherà ai presidenti delle squadre fare un punto della situazione. Ma l'ultima parola spetterà ovviamente al governo e al premier Conte, costantemente aggiornato sulla situazione dai ministri Speranza e Spadafora (quest'ultimo ha tenuto il punto sullo stop fino al 4 maggio, nonostante le numerose pressioni ricevute) e ovviamente dal comitato medico scientifico. «Penso sia inverosimile riprendere il campionato», così il viceministro della Salute Sileri.
In Germania la Lega calcio ha riaggiornato al 23 aprile il suo vertice che doveva fissare le date di un'eventuale ripresa, proprio perchè attende la decisione politica che verrà presa a livello statale la prossima settimana. L'idea era una ripartenza all'inizio di maggio, con partite a porte chiuse solo con il via libera delle autorità sanitarie, ma questa data slitterà. «Sarebbe saggio tenere sbarrati al pubblico per altri diciotto mesi gli stadi, anche se ci sono valutazioni più ottimistiche sulla durata», ha precisato il presidente dell'Accademia Nazionale delle Scienze Gerald Haug, tra i consiglieri della cancelliera Merkel sulle misure di contrasto al virus.
Il nostro sottosegretario alla Salute Sandra Zampa non ritiene il dibattito intorno al pallone da far rotolare di nuovo «come prioritario, penso che non succederà nulla di catastrofico se si fanno ancora partite a porte chiuse per un mese», aggiungendo che «il ritorno alla normalità anche nel mondo del calcio tornerà quando ci sarà un vaccino». Il dibattito è invece più che mai aperto, con federazione e Confindustria del pallone alla finestra. E ieri c'è stato anche il parziale dietrofront del direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza, che dopo essersi detto contrario a una riapertura, ha corretto il tiro: «Se si pensa di riaprire, si applicheranno protocolli di sicurezza sanitaria per ridurre il rischio di contagio».
Protocolli. Ecco la parola chiave sulla quale si basa la speranza di ripresa di Figc e Lega. La Federazione medici sportivi ha già dettato il suo decalogo la scorsa settimana, quello della commissione medica federale è pronto e si ispira ai tre principi fondamentali di semplicità, fattibilità e attendibilità medico scientifica: si va dalla «clausura» ai tamponi e ai test fino all'allestimento sorta di mini hospital super attrezzati nei ritiri (ma non tutte le società hanno dei propri centri sportivi...), restando fermi i capisaldi dell'uso di mascherina e del distanziamento sociale tranne che per i contatti inevitabili.
Il tutto aspettando l'ok di Palazzo Chigi. Nel frattempo si tenterà di stilare un calendario del torneo che il prossimo 23 aprile andrà poi al vaglio dell'Uefa. Che pensa a una Final Eight ad agosto per la Champions in una sede unica.
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