Dalla Fiorentina al Real: Conte cerca la vera Juve

"Quest'anno c'è tanta concorrenza. Meglio così: servirà a svegliarci". Qualche infortunio di troppo e Vidal in quarantena: "Rispetti le regole"

L'allenatore della Juventus Antonio Conte
L'allenatore della Juventus Antonio Conte

È una strana domenica, quella che attende la Juventus. Impegnata a Firenze, contro una delle formazioni che gioca il miglior calcio del campionato: con la Roma che non sbaglia un colpo e che ha già accennato la fuga, con il Real Madrid dietro l'angolo e una situazione interna a dire il vero più complessa del solito. Perché, al di là dei sorrisi di facciata, Conte non è abituato a dovere fare a meno di tre prime scelte per infortunio (Lichsteiner, Vucinic e Quagliarella), né può avere gradito il ritardo di Vidal nel rientrare dal Cile dopo avere festeggiato la qualificazione ai Mondiali. «Chiederò ad Arturo i motivi del suo comportamento. La questione è semplice: le regole vanno rispettate, per il bene di tutti». Così, nonostante sia stato portato a Firenze - al contrario di quanto successe lo scorso anno con Pogba, lasciato a casa in occasione della trasferta di Pescara - oggi il cileno comincerà dalla panchina oltre a prepararsi a pagare una multa salata come previsto dal regolamento interno: il suo posto sarà preso proprio dal Polpo Paul, che completerà il reparto con Marchisio e Pirlo mentre sugli esterni ci saranno probabilmente Padoin e Asamoah.
Sarà una Juve con qualche pensiero in più nella testa: «Quest'anno non c'è davvero niente di scontato: per ripetersi, servirà una Juve straordinaria - ha ribadito Conte -. Roma e Napoli saranno protagoniste fino all'ultimo e, continuando di questo passo, i giallorossi frantumeranno ogni record: nel caso, li applaudiremo. Vincendo una partita, poi, anche Fiorentina e Inter si aggancerebbero al treno scudetto: tutta questa concorrenza per noi è un bene, aiuterà chi ha ancora gli occhi socchiusi ad aprirli per bene. Dal magazziniere ai giocatori». Vade retro Real, almeno per ora: «Quella del Franchi sarà la partita della vita, dopo penseremo alla Champions e alle quattro sfide che ci mancano».
Il tentativo è quello di normalizzare il tutto, tenendo ben desta l'attenzione ma senza alzare i toni: «Non temo l'abbassamento delle barriere tra la tribuna e il campo, ci mancherebbe altro. Devo aver paura che qualcuno venga ad assalirmi? Se così fosse, smetterei di fare l'allenatore. In Italia, a differenza di quanto accade in Spagna o in Germania, sembra ogni volta di andare in guerra ed è uno schifo. Hanno fatto bene a togliere le barriere: i fiorentini sono considerati un esempio per l'Italia e lo dimostreranno una volta di più».

Con Tevez e forse Llorente («Sta compiendo grandi progressi, ma l'anno scorso a Bilbao ha fatto quasi il turista»), la Signora cerca punti su un campo difficile dove in ogni caso non perde dal 1998: «Testa alta e petto in fuori - è la sfida lanciata da Montella - bisogna vedere chi è più forte singolarmente. Loro sono abituati a partite di alta intensità perché chi sfida la Juve gioca sempre al massimo. La differenza tra me e Conte? Lui ha vinto tanto, io no». Gli sgambetti però sono sempre possibili.

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