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Un flop che fa male: persi 120 milioni

È la stima del montepremi della Fifa per chi alzerà la Coppa in Qatar

Un flop che fa male: persi 120 milioni

Dietro al fallimento Nazionale, restano conti disastrati e conseguenze pesanti per tutto l'indotto del calcio italiano. Saltare il secondo Mondiale di fila significa rivoltare il dito nella piaga di un sistema già gravato dall'assenza in Russia nel 2018, che risentirà della perdita di appeal verso gli sponsor, di un drastico calo nella valutazione dei diritti tv e sul piano commerciale per l'intero brand Italia. Oltre a quella gigantesca macchina che si mette in moto ogni volta che gli azzurri calamitano l'attenzione del Paese, coinvolgendo attività collaterali ed eventi a forte partecipazione popolare. Basti pensare che la vittoria all'Europeo della scorsa estate, secondo le stime degli esperti, aveva garantito una crescita del Pil pari allo 0,7 per cento con un +10 per cento sul fronte export. Per farla breve, qualcosa come 12 miliardi di euro di Pil in più per un torneo durato un mese. Stavolta il bilancio fa acqua da tutte le parti e l'intero movimento si riscopre più povero, non solo dal punto di vista calcistico.

Stando alle stime iniziali la partecipazione al torneo iridato in Qatar avrebbe potuto assicurare alla Federcalcio fino a 120 milioni di euro di introiti, con un gettone iniziale di 15 milioni garantito a tutte le 32 partecipanti. Quattro anni fa il trionfo di Mosca, escludendo tutte le altre componenti, da solo fruttò alla Francia 33 milioni e per il primo Mondiale disputato in Medio Oriente si prevedono montepremi ancora più ricchi con un budget complessivo di almeno 700 milioni di dollari da ripartire. Tra le poche misere consolazioni per la Nazionale c'è il fatto che il nuovo sponsor tecnico fosse stato individuato con grande anticipo. Dal 2023 sarà Adidas a sostituire Puma, si parla di un accordo tra i 30 e i 35 milioni per ogni stagione, ufficializzato da oltre un anno: alla luce dell'eliminazione c'è il rischio che venga rinegoziato anche questo al ribasso. Suonano alquanto stonate le parole di compiacimento arrivate all'epoca dal presidente della Figc, Gabriele Gravina: «Questa collaborazione è una tappa fondamentale nel percorso di crescita del nostro appeal commerciale e rafforza il processo di sviluppo del nostro brand in Italia e all'estero». Le entrate della Figc nel quadriennio 2019/2022 hanno fruttato almeno 360 milioni, nonostante l'assenza al Mondiale russo e il successivo impatto della pandemia. Nel medesimo arco temporale i ricavi tv si sono attestati sui 140 milioni e la Rai ne aveva corrisposti almeno 15 all'anno.

Da oggi quella manica larga si restringe di colpo, l'Italia del pallone si è risvegliata povera e triste.

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