Cristiano Ronaldo non è ancora lui. Fatica a inserirsi nel calcio italiano, non ha ancora compreso certi ritmi agonistici, certi meccanismi tattici della serie A, non ha ancora raggiunto i livelli di rendimento che lo hanno reso il campione che tutti conoscono. In Italia è un lusso inutile. E' superfluo. Questa è la tesi che eccita alcuni salotti non letterari ma pallonari, sostenuta da chi forse non ha consultato almanacchi o non ha seguito tutte le esibizioni dello stesso portoghese nella Liga spagnola ma si limita ad alcune memorie legate a rovesciate acrobatiche o tremendi calci di punizione.
Al dieci febbraio dello scorso anno, ventitreesima giornata della Liga, con la maglietta del Real Madrid, Cristiano Ronaldo sì che era lui e sfasciava difese in ogni dove. Infatti aveva realizzato undici gol, di cui due su rigore.
Nel nostro torneo, che secondo la propaganda e sviluppo, continua a essere tra i più difficili e aspri al mondo, Cristiano Ronaldo è costretto a fermarsi, nella stessa data, alla cifra minima di diciannove gol, cinque dei quali segnati su rigore e avendone sbagliato, in modo parrocchiale, uno contro il Chievo.
Detto ciò si deduce, dunque, che lo stesso portoghese debba
darsi una sveglia. Gli mancano sette gol per eguagliare il numero (26) ottenuto lo scorso campionato con il Real. Una fatica impossibile per uno che non è ancora «Lui». Purtroppo è soltanto Cristiano Ronaldo. Basta e avanza.
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