nostro inviato ad Appiano G.
Luciano Spalletti sa come si fa. L'anno scorso alla guida della Roma vinse a Napoli. Ma ripetersi al San Paolo è ancora più difficile. L'allenatore toscano ci vuole comunque riprovare con l'Inter. Appellandosi anche alla fortuna che finora ha avuto un occhio di riguardo: otto pali a favore dei nerazzurri, nessuno in Europa ne vanta di più. «Mi danno del fortunato? Beh sicuramente a partire da quello che mi hanno dato i miei genitori nella mia vita. Ne ho più di quella che si è vista finora. Ne vedrete delle belle», il messaggio di Spalletti. Che però non vuole che passi il concetto di un'Inter che si ritrova in alto per caso: «Siamo stati bravi a cogliere l'attimo, nella scelta dei momenti».
Quindi l'Inter al San Paolo dovrà essere capace di andare a cercarsi la fortuna come ha fatto finora. Servirà perché Spalletti riconosce che di fronte c'è quel Napoli che «è uno spot per il calcio. Loro sono dove hanno programmato di essere. E comunque in certi momenti hanno la perfezione, anche nella sconfitta». Elogi anche al collega: «Se avesse continuato a lavorare in banca, a questo punto sarebbe ministro dell'Economia. Ti costringe a fare gli straordinari anche in allenamento». E dopo una settimana di lavoro nell'allenatore nerazzurro c'è la convinzione di poter andare al San Paolo «a giocarcela ad armi pari, a sfidarli nella loro tana. Perché ci siamo dentro fino al collo, magari anche in modo inaspettato, ma quando vivi a un certo livello prendi i connotati del livello a cui vivi». Non cita mai la parola scudetto, ci ha pensato Moratti con il quale c'è sintonia pure su questo: «Lasciateci sognare». Comunque all'Inter è in corso anche una certa opera di restaurazione: «Dall'ultima settimana abbiamo anche la tutela del monsignore...». Che poi è don Luigi Mistò che c'era ai tempi di Moratti, del triplete, che ha sposato anche Sneijder. Insomma non si lascia nulla al caso per tornare grandi. Il derby ha anche messo un punto esclamativo sul processo du appartenenza che Spalletti ha avviato fin dal primo giorno di ritiro: «Le intenzioni dei giocatori dopo il 2-2 dicono tutto: vogliono imbottire la squadra di interismo. Hanno saputo reagire da soli».
Da squadra matura che nelle difficoltà ha ormai acquisito gli strumenti per uscirne. Per questo motivo si va verso la conferma dell'undici anti-Milan. Stasera al San Paolo ci sarà da soffrire, ma non spaventano l'Inter nemmeno i numeri che raccontano di una vittoria nerazzurra che in campionato manca da vent'anni praticamente esatti: era il 18 ottobre del 1997. «Esame? Ne abbiamo già dati, abbiamo studiato molto. Siamo preparati». L'Inter ci crede, come poche altre volte nel recente passato. Anche se solo due anni fa con Mancini si presentò addirittura da capolista, ma vinse il Napoli e la sorpassò. Alla fine nessuna delle due prese lo scudetto.
Spalletti non lascia giù nessuno dal treno tricolore e avverte: «La Juve è tosta...».
Invece scarica, rispondendo in malo modo, chi non ci crede: «Chi pensa che il Napoli sia favorito resti a casa». È l'unica stonatura: anche perché leggerezza fa rima con spensieratezza e l'ultima volta che se ne è parlato da queste parti, l'Inter di Stramaccioni fece cadere per la prima volta la Juve nella sua casa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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