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Francesco Totti parla dopo l’addio al calcio: "Ho avuto bisogno di 3 mesi per liberare la testa"

Francesco Totti si racconta nella sua nuova veste di dirigente della Roma: "Il mio lavoro resterà sempre nel calcio. Ne sono convinto. Ho la fortuna di poter stare con la squadra, con l’allenatore e con i dirigenti"

Francesco Totti parla dopo l’addio al calcio: "Ho avuto bisogno di 3 mesi per liberare la testa"

"Prima intervista da dirigente. Fa un po’ effetto. È diversa. Ma dopo 25 anni da calciatore ti devi abituare": parola di Totti. Comincia così la lunga confessione rilasciata al Corriere della sera dall'ex capitano della Roma dopo l'addio al calcio giocato.

Un nuovo mondo

Francesco Totti ha cambiato vita, o quasi. L'importante è mantenere quella passione che l'ha reso prima calciatore e poi figura cardine di Roma: "Sono rimasto nel calcio, che per me è la vita. È tutto". Ma non crediate che sia stato semplice. Una vita a correre dietro un pallone e poi di colpo, da un giorno all'altro, tutto cambia.

"La vita, la testa, il fisico - spiega il Pupone al quotidiano di via Solferino -. Ero abituato a fare sempre le stesse cose: sveglia presto, colazione, allenamento. Come una macchina. Adesso devo programmare la giornata. L’impatto non è stato semplice. Ho chiesto alla società se potevo ricaricare le batterie per un po’. Avevo voglia di dare un taglio, liberare la testa, godermi i miei figli. Me lo hanno concesso e li ringrazio, così ho potuto cominciare con il piede giusto il nuovo percorso". Una nuova via senza gli scarpini ai piedi ma pur sempre nel calcio. Duro a mollarlo: "Il mio lavoro resterà sempre nel calcio. Ne sono convinto. Ho la fortuna di poter stare con la squadra, con l’allenatore e con i dirigenti. Divido le partite con loro. Vado sul pullman. Vado in ritiro. Lavoro a 360 gradi".

Vero. Ma ora indossa giacca e cravatta e a differenza di alcuni suoi colleghi il libro del manager non l'ha mai aperto. "Conosco tutte le dinamiche - ammette Francesco -. So come trattare un giocatore. Dentro lo spogliatoio può starci davvero solo chi ne conosce le parole, gli sguardi, i momenti giusti. Ho questa fortuna rispetto ad altri dirigenti, ho vissuto le dinamiche dello spogliatoio". Ma non mente a dire che non è stato facile adattarsi al nuovo ruolo: "All’inizio parlavo da solo, come un matto: sono infortunato, sono squalificato, adesso rientro. Però adesso mi sono abituato".

L'Italia fuori dal Mondiale

"Non pensavo che succedesse questo dramma calcistico. A giugno accenderò la tv e non vedrò l’Italia, è surreale": e non è l'unico a pensarla così. E sulla formazione che avrebbe messo lui in campo contro la Svezia è certo: "Con me giocava dal primo minuto - riferendosi a Insigne-, è uno dei pochi che poteva risolvere la partita". Ed è sicuro anche da chi si dovrebbe ripartire in Federcalcio: "Da Damiano Tommasi. Primo perché è amico mio e secondo perché è competente. Una bella figura: giovane, trasparente, pulito. Se vai all’estero con lui fai bella figura". Sorga una domanda a questo punto: in panchina chi ci metterebbe? Facile: "A questo punto, Montella.

Rifaccio la Roma dello scudetto".

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