Francia nel pallone e Benzema dà l'addio

Il giallo dei festeggiamenti, poi l'abbraccio dei tifosi ai bleus a Place de la Concorde

Francia nel pallone e Benzema dà l'addio

Dopo la disfatta con l'Argentina ai rigori, la Francia va nel pallone. Ennesima conferma che i «cugini» non sanno perdere. Specie dal dischetto. Polemiche, e Nazionale scaricata. Prima dal presidente Macron, che dopo aver consolato Mbappé a Doha, ieri ha preferito non essere a Parigi; poi dal Pallone d'Oro Benzema (nella foto), che sui social annuncia a sorpresa l'addio ai Bleus. E nel day after si defila pure il patron della Federazione calcistica d'Oltralpe, Noël Le Graët: ieri mattina, nella sorpresa generale, smentiva infatti seccamente la festa con i calciatori a Place de la Concorde annunciata appena un'ora prima dalla ministra dello Sport. Caos e lacrime. Con capitan Lloris che a tarda serata affacciandosi dalla terrazza dell'Hotel de Crillon dice davanti all'abbraccio di migliaia di tifosi: «Dopo il dolore, un pò di consolazione».

Esplodono così tutte le contraddizioni di una squadra (e di una nazione) che quando non vince scappa, o se la prende con qualcun altro, e mai con se stessa. «Non sono in contatto con la ministra», la spiegazione di Le Graët rispetto al giallo dei festeggiamenti. Come dire, ognuno vada per la sua strada. I giocatori «non sono dell'umore», chiosa il N.1 della Fff. Poi, a sorpresa, contrordine. La Federazione smentisce la smentita del suo presidente. E la «festa» si tiene a Parigi nonostante i musi lunghi dei calciatori e la «delusione immensa». Un rientro alla chetichella, con i campioni pronti a prendere subito un altro aereo e andarsene in vacanza. Le tv cercano di dare un senso a una giornata triste, che nessuno immaginava diventasse anche umiliante, viste le recriminazioni dei giornali. Tris Mondiale mancato? Causa virus influenzale. L'arbitro. I tifosi poco numerosi. Quando i francesi perdono è sempre colpa di qualcun altro. Per chiudere il cerchio, Macron dice «siete i migliori», ma ai militari della portaerei De Gaulle. Doppia umiliazione. Poi le rivendicazioni, le proteste, anche del quotidiano L'Équipe. Per il gol del 3-2, al 108', col pallone insaccato da Messi: perché un istante prima che la palla solcasse la porta, qualche riserva Albiceleste entra nel rettangolo. Vero. Ma se avessero influenzato il gioco, il Var avrebbe fatto annullare la rete. Invece era solo foga di panchinari e dirigenti. Gol valido. Si recrimina. Si rosica (ancora una volta) per i rigori. Come nella semifinale '82 contro la Germania, con il rasoterra di Bossis parato da Schumacher. E come ai Mondiali 2006, che i Bleus persero in finale dal dischetto con l'Italia. Testata di Zidane a Materazzi ai supplementari. Piagnistei. Accuse di offese razziste per giustificare la reazione di Zizou. La Fifa decretò il contrario. Eppure l'allora presidente Chirac difese a spada tratta il suo campione, dipingendolo come «virtuoso, di animo nobile e spirito combattivo». Mai ammettere l'errore. Mai chiedere scusa. E se si perde... ci si arrampica sugli specchi. O si diserta. Fino a sprofondare nel ridicolo.

Altro che analisi della sconfitta, Oltralpe siamo alle comiche (da disfatta). Un dramma, nonostante la glorificazione del 10 Bleus: Mbappé, che sui social scrive «Nous Reviendrons». Torneremo. Nella foto, la Coppa è a un metro da lui. Ma non è più sua.

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