Il Galibier congela il Giro Nessuno disturba Nibali

Un'altra giornata di freddo polare: Visconti vince solitario nella bufera. I big della classifica si marcano stretti. Vincenzo frena: "Padrone di nulla"

Il Galibier congela il Giro Nessuno disturba Nibali

nostro inviato al Galibier - Rulli di tamburi, via con i juke-box dell'epopea, si va sul Galibier. Risultato: tappa moscetta, niente di che. E' mitico l'arrivo, davanti al monumento di Pantani, ma il resto è molto meno dell'epica che lo accompagna. Il Rotary della classifica viene messo a cuccia da un Nibali sempre più autorevole e autoritario, pronto a prevenire per non reprimere: suo lo scatto più efficace nel finale, capace da solo di mortificare sul nascere eventuali progetti di golpe. Quanto ai fuori classifica, il più bravo è Giovanni Visconti, yeti siculo come lo stesso Nibali: scatto a una ventina di chilometri dal traguardo per lasciare gli altri fuggitivi, quindi valorosa cavalcata solitaria nella bufera polare. E' una vittoria piena di coincidenze: Visconti è nato il 13 gennaio, stesso giorno di quel Pantani ricordato nel monumento, ma soprattutto il successo cade esattamente a un anno della sua caduta nell'abisso della depressione. Era ancora al Giro, dodici mesi esatti: quella volta, 15esima tappa, cominciarono gli attacchi di panico che gli impedirono di andare avanti, in bicicletta e nella vita. Bentornato Visconti, bentornato alla serenità.

E' un vincitore con tanti significati, un bel vincitore, ma è anche un vincitore che non incide sui grandi giochi del Giro On Ice. Da questo punto di vista, la tappa meriterebbe di più. Invece i big non riescono a sbrinare il ghiaccio accumulato il giorno prima e congelano pure la corsa. Mano nella mano sul Moncenisio, poi marcature strette, vicini vicini, come a volersi scaldare, sul Galibier.
A ben vedere, i grandi trionfatori del Galibier sono gli organizzatori, che comunque quassù ci portano il Giro, tagliando soltanto gli ultimi quattro chilometri, ma battendo il pericolo slavine e la solita tormenta pomeridiana, nonché le resistenze vagamente lenone delle autorità francesi (le stesse che per il Tour farebbero brillare anche il Monte Bianco, senza problemi).

Ormai è una corsa nella corsa. Assieme a Nibali, il vero padrone è il meteo. Fa un freddo cane e ci si aspetta da un momento all'altro di veder sbucare Ambrogio Fogar con il fido Armaduk. Mai provato a memoria d'uomo un Giro d'Italia tanto fradicio e ibernato. Diavolo, ma cosa aspetta la Findus a sponsorizzare l'intera baracca? Qui ci sono testimonial più efficaci dei bastoncini. Basta vederli procedere nella Siberia di maggio per provare subito tanta simpatia. E oltre tutto pare che non sia nemmeno finita qui. Si parla di una tregua di pochi giorni - oggi riposo, poi due tappe civili -, quindi si profila un altro tremendo segmento di Giro On Ice: venerdì e sabato, nei due tapponi con Gavia, Stelvio e Cime di Lavaredo, è annunciata un'altra simpatica ambientazione polare.

Per fortuna il grande Nibali, che finora ha lucidato il mito di Zeno Colò, non trema: né di freddo, tanto meno di paura. «Tutto procede bene, ma il mio vantaggio non mi basta. Bisogna guadagnare ancora, da qualche parte». Sulle prime due settimane di dominio assoluto preferisce ragionare con prudenza, senza cadere nelle tentazioni dell'Ego: «Non mi piace quando mi chiamano padrone del Giro. Non sono ancora padrone di niente». Ben detto. Il messinese con l'antigelo sa benissimo - per esempio - che come si è ammalato Wiggins, come si sono ammalati i suoi stessi compagni di squadra, lui stesso può cadere vittima della bronchite. Ci vuole calma, altro che storie. Perché questo Giro On Ice è carogna, dispensa molto freddo. E per completare l'opera anche molte freddure. Il numero uno del settore, il Nibali dell'umorismo involontario, si sta rivelando Andrea De Luca, motoinviato Rai. Dopo aver collocato i natali dell'australianissimo Evans «nella jungla africana», imperversa anche sul Galibier.

Quando il tempo volge al brutto, chiede la linea e segnala allarmato che «stanno cadendo palline di ghiaccio». Diavolo, qualcuno lo avverta che si chiama neve. P.S.: riprende a grande richiesta il corso pratico d'inglese per seguire meglio il Giro sui moderni canali Rai. Lesson four: "Aunt". Traduzione: "Zia".

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