Sarà lui il portabandiera del nostro movimento su pista, sarà lui l'uomo sul quale puntare forte, anche se assieme a Filippo Ganna, campione mondiale dell'inseguimento a Londra nel marzo 2016 a soli 19 anni e un anno fa medaglia d'argento, c'è una Italia coniugata al femminile che fa sognare in egual misura.
Apeldoorn, Olanda, è qui che si svolge da oggi a domenica la rassegna iridata su pista, e l'Italia ha buone ragioni per guardare a questo appuntamento con solide ambizioni. «Il mio anno è iniziato piuttosto bene ci racconta il ragazzo di Vignone, in provincia di Verbania -. In Argentina, al Tour San Juan (concluso al 3° posto), ho anche assaporato per la prima volta in carriera l'emozione di vestire per qualche giorno la maglia di leader. Questi campionati del mondo arrivano proprio nel momento giusto. Sto bene, sono più magro di un anno fa (4 kg in meno, ndr), e ho un'ottima condizione: se tutto andrà come deve andare, sono sicuro che ci divertiremo».
Filippo non ci gira tanto attorno, sa cosa lo aspetta, ma soprattutto sa cosa vuole. «È chiaro che punto a riprendermi quella maglia bianca con i colori dell'arcobaleno. È una maglia bellissima, la più bella di tutte e farò tutto quello che è nelle mie possibilità per poter salire nuovamente sul grandino più alto del podio ci dice senza timori il ragazzo della UAE Emirates, la formazione diretta da Beppe Saronni e capitanata da Fabio Aru -. Sento di stare bene e quando sto bene non mi pongo mai limiti. Sia per me, che per il nostro quartetto: siamo un bel gruppo (Scartezzini, Lamon, Consonni o Liam Bertazzo, ndr) e il terzo posto dell'anno scorso ci fa sperare».
Proprio un bel gruppo quello assemblato e diretto dal Ct Marco Villa, una delle glorie della pista italica a fianco di Silvio Martinello negli anni Novanta. «Siamo davvero una bellissima realtà che in questi anni è cresciuta tantissimo - riprende Ganna -. Ci mancava una pista coperta, finalmente da qualche anno possiamo disporre del velodromo di Montichiari, che è stata la chiave della nostra rinascita, anche se adesso c'è qualche problema di manutenzione da affrontare (piove dal tetto, ndr): spero che questi problemi siano passeggeri e possano essere risolti velocemente. Oltre a me e al gruppo degli inseguitori, ci sono anche Davide Viganò e Davide Plebani. A livello femminile, poi, Edoardo Salvoldi, il ct delle ragazze, ha davvero un dream team, con il quale può ambire a qualsiasi risultato. Ha solo l'imbarazzo della scelta, visto che può disporre di talenti assoluti del calibro di Elisa Balsamo (campionessa europea inseguimento a squadre, ndr), Letizia Paternoster (campionessa mondiale juniores americana, omnium e inseguimento a squadre, ndr), Silvia Valsecchi, Simona Frapporti, Tatiana Guderzo, Martina Alzini, oltre all'iridata dello scratch Rachele Barbieri e le giovani velociste Miriam Vece ed Elena Bissolati.
Con il compagno di squadra della UAE Emirates Simone Consonni, ha disputato nei giorni scorsi in Belgio l'Het Nieuwsblad e la Kuurne-Bruxelles-Kuurne: due impegni su strada che, in prossimità di un appuntamento così importante come quello mondiale, forse potevano essere risparmiati ai due azzurri. «Correre quelle corse non è un problema: anzi. Le gambe stanno bene, la testa anche, fare fatica è una cosa che mi piace un sacco, soprattutto a quelle latitudini, dove si respira aria di vero ciclismo», taglia corto lui che sogna di poter un giorno vincere la Roubaix.
«Noi siamo troppo prevenuti con la pista, pensiamo sempre che sia un handicap, invece è un valore aggiunto. Io di questo resto convinto. Cosa devo ancora imparare? Tanto.
Sono solo al secondo anno di professionismo, ho appena 21 anni, e dopo un anno di apprendistato mi sembra di essere molto più maturo e sicuro nei mie mezzi. Sono ancora giovane, ma io non amo aspettare». Neanche un centesimo di secondo.
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