Prima i fischi all'Olimpico, ora uno striscione a Trigoria che non lascia spazio ad equivoci. «Vergognatevi, siete penosi», il testo del messaggio affisso sui muri del centro sportivo. È ormai evidente l'insofferenza del tifo giallorosso per la crisi della squadra: sette pareggi nelle ultime 11 gare di campionato oltre all'eliminazione dalla Champions e dalla coppa Italia e al rischio di uscita dall'Europa League.
E sul vero obiettivo stagionale dichiarato (da Garcia, dalla dirigenza e persino dai giocatori), ovvero lo scudetto, ora si misurano i toni: nessuna inversione a U, ma una decisa frenata tanto che tutti, in primis il tecnico francese, parlano più di difesa del secondo posto. «Finchè non otteniamo più successi di fila inutile pensare al primo, non ha senso, adesso bisogna stare zitti e vincere», così Garcia. Fu lui a caldo nella pancia dello Stadium e qualche giorno dopo la sfida ricca di polemiche con la Juve, ad esternare sicurezza sulla vittoria dello scudetto. Salvo poi rimanere prigioniero di tale vaticinio. Tanto che da molti è ora ritenuto il principale responsabile della crisi romanista, visto che non sembra più gestire al meglio un gruppo impaurito dalle proprie debolezze e che fatica a trovare la via del gol.
Il ds Sabatini ha confermato venerdì la fiducia al tecnico, prendendosi gran parte della responsabilità soprattutto per il mercato «intempestivo» di gennaio. Un mercato che non ha dato valore aggiunto al gruppo come fu l'anno scorso quando a Roma arrivò Nainggolan. Nessuno è comunque più intoccabile, dal Pjanic sparito da tempo dai radar sia a livello realizzativo che di prestazioni (nonostante il ricco rinnovo di contratto da 4 milioni e mezzo di euro) ai romani doc Totti e De Rossi, sostituiti da Garcia nella serata deludente con il Feyenoord.
«Tutti siamo responsabili delle cose buone e meno buone - precisa l'allenatore della Roma -. Io in discussione? Vedo lo spogliatoio con me. Ma bisognerebbe chiedere ai calciatori». Pirlo decide con una prodezza la partita con l'Atalanta, i singoli della Roma non riescono a essere altrettanto incisivi. «La mia motivazione è quella di fare in modo che ciascuno dei miei non perda fiducia in se stesso e nella forza della squadra.
È ovvio che stiamo attraversando un momento difficile, è vero che non vinciamo ma nemmeno perdiamo, abbiamo solo due sconfitte in campionato».Ma se a Verona oggi non arriverà il successo dei giallorossi, la sfida del 2 marzo contro la Juve sarà svuotata di qualsiasi significato.
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