Gattuso e il complesso d'inferiorità del Milan

di Franco Ordine

I conti non tornano per Gattuso. Da un mese, il Milan si è fermato al Chievo, la sua Eboli calcistica. Ecco le cifre più preoccupanti della striscia: nelle quattro sfide recenti, tra derby, Samp, Udinese e Juve, ha fatturato appena un punto. Troppo poco per immaginare di difendere il quarto posto dall'assedio della concorrenza che si è fatta minacciosa. Non solo. Anche la difesa, segreto della striscia dei 5 successi consecutivi precedenti all'Inter, ha denunciato qualche falla di troppo. Sono diventati otto i gol subiti in cinque partite, a dimostrazione che non c'è stato solo l'infortunio di Donnarumma a Marassi contro la Samp a determinare l'inversione di tendenza ma uno scadimento collettivo. E che forse il mancato utilizzo più continuo delle alternative presenti in rosa a Calabria e Musacchio, e cioè Abate e Zapata, hanno provocato qualche scricchiolio di troppo. A Torino, subito dopo il misfatto di Fabbri, Gattuso ha ammesso, secondo tradizione, gli errori commessi dai suoi e le ingenuità pagate a prezzo carissimo allo scopo dichiarato di «non concedere alibi» al gruppo e allo stesso ambiente, attraversato da uno spinoso complesso che non si può solo spiegare con gli otto anni di sconfitte consecutive patite a Torino, nello stadio della Juve.

Cosa manca ora al Milan? Al di là della cifra tecnica della panchina ad esempio, manca la capacità di restare in partita anche quando la Juve ha messo un paio di tigre nel suo motore e di non farsi schiacciare nella propria metà campo. Deve essere capace di reggere il confronto fino in fondo per sentirsi sullo stesso gradino della Juve e delle altre rivali che lo precedono in classifica. Piatek ha fatto il suo e forse anche qualcosa di più rispetto alle previsioni, con quei 21 centri (13 di marca genoana e 8 in maglia rossonera) che depongono a favore delle sue qualità balistiche e anche del contributo arrivato dal resto del Milan.

Così come Calhanoglu, cui l'arretramento a centrocampo invece che deprimerlo ne ha esaltato le qualità di rammendare gioco, è tra quelli che soddisfano di più Gattuso coprendo il vuoto lasciato da Paquetà. La spina in gola è Suso che continua a infilare prestazioni una più insufficiente dell'altra, a dimostrazione che ha subito una pericolosa involuzione negli ultimi mesi.

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