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Gattuso suona la carica con un Ringhio dedicato a Icardi e Wanda

«Anche il più forte del mondo deve rispettare lo spogliatoio. Se non succede divento cattivo»

Gattuso suona la carica con un Ringhio dedicato a Icardi e Wanda

nostro inviato a Milanello

L'etichetta di favorita appiccicata addosso, uno stato di forma invidiabile, l'imbarazzo della scelta tra i giocatori da mandare in campo, la serenità di un terzo posto e la voglia di non mollarlo. Mettendola così il Milan non arriva al derby quanto a una passeggiata di salute. Ma è solo teoria, il calcio è tutta altra cosa. E se provate anche solo ad accennare un concetto simile a Gattuso lui ringhierà più del solito. Ne ha viste tante, anche se allena da poco. La sua carriera da giocatore è stata lunga e vincente e sa benissimo cosa sia un derby, come si prepari e come ci si debba arrivare. Al di là di ogni parola di circostanza. «Ogni derby ha una storia a sé» è l'unica frase fatta che il tecnico rossonero si concede perché per il resto è chiaro e concreto come suo solito. «Sento dire che l'Inter è morta e che siamo favoriti ma non mi interessa. Bisogna giocare con cuore, intelligenza e voglia» è il mantra gattusiano.

Eppure sembra cambiato davvero tutto da quel derby del 21 ottobre. Al di là della classifica, che il Milan ha saputo ribaltare superando i cugini, è la consapevolezza rossonera a essere cambiata. Ma non solo. Al centro dell'attacco del Milan c'era Gonzalo Higuain, non certo un signor nessuno. Ora c'è Piatek che in poco tempo ha già raggiunto il Pipita: 6 gol in campionato, 8 totali. A guidare i nerazzurri, e a decidere la stracittadina, c'era Icardi mentre al posto dell'ammutinato ora c'è Lautaro Martinez. Impressionante come il polacco arrivato dal Genoa si sia calato nella nuova realtà sapendo essere decisivo e continuo. Gattuso se lo coccola ma al tempo stesso cerca di non caricarlo troppo di responsabilità. «Non parlo tantissimo con lui, non ama parlare ma sto cominciando a vedere qualche sorriso in più. All'inizio pensavo fosse arrabbiato con me... Gli piace lavorare, mai più di un giorno libero, si cura, gli piace allenarsi. Sa quello che deve fare. Ma quel che conta è il collettivo, non abbiamo giocatori che possono vincere da soli». Forse uno così ce l'aveva l'Inter. Perché, almeno dal punto di vista realizzativo, Icardi era uno che spostava gli equilibri. Non parla del suo caso direttamente Gattuso ma il messaggio che arriva dall'allenatore del Milan sa tanto di frecciata all'argentino e anche a chi lo rappresenta. «Per come vedo il calcio io anche il giocatore più forte al mondo deve avere rispetto degli altri componenti dello spogliatoio, così come devono avere rispetto quelli che ruotano intorno al giocatore. E quando vedo qualcuno che manca di rispetto posso diventare l'uomo più cattivo al mondo. Le squadre si costruiscono nello spogliatoio e mi piace quando ci diciamo le robe in faccia. Meglio mandarsi a quel paese e non parlarsi per un giorno e poi chiarire».

Fatto sta che a Gattuso non dispiace di certo l'assenza dell'argentino. Anche se rimane il rispetto per l'Inter. «È una squadra in difficoltà ma ci può fare male in qualsiasi momento», ma il momento potrebbe anche essere quello del ko ai nerazzurri: «Mi piacerebbe tantissimo», ammette Gattuso che ha confessato di avere abbassato la voce in settimana. «Quando giocavo la sentivo da solo e mi dava fastidio quando qualcuno mi punzecchiava. Da allenatore sono uguale, di pressione ce n'è già abbastanza». Perché è chiaro che non sia una partita come le altre. Anche perché secondo Ringhio lascia strascichi particolari. «Mi preoccupano le dieci partite dopo a livello mentale, vincere ti può dare qualcosa in più». E può dare quel cazzotto che stende l'Inter. Soddisfazione, per chi pochi mesi fa era in costante discussione. Schiererà la formazione tipo dell'ultimo periodo, con Biglia quasi certamente in panchina. Per vincerla, consolidare la Champions e affondare i cugini.

Mica male come stimolo in più in una partita già abbastanza speciale.

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