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Gattuso, Vieri e gli altri innocenti sporcati dal troppo fumo dell'inchiesta

Bobo: "Amareggiato per aver visto il mio nome associato a una vicenda che non mi riguardava"

Bobo Vieri
Bobo Vieri

Ci sono i marci, quelli che si vendevano le partite. E poi ci sono gli altri, quelli trascinati nell'inchiesta dalle chiacchiere e dalle millanterie degli scommettitori, finiti nelle carte della Procura di Cremona e da lì rimbalzati in prima pagina senza che a loro carico ci fosse null'altro che le chiacchiere. La conclusione dell'indagine sul calcioscommesse, con il deposito finale degli atti da parte dei pm cremonesi, avvia verso l'uscita di scena alcuni nomi importanti, nei confronti dei quali la stessa procura ammette di non avere raccolto gli elementi per celebrare un processo. Ma intanto il danno è fatto. E lascia in bocca l'amara sensazione che alcuni nomi siano stati sparati in orbita anche perché garantivano successo di audience . È accaduto a Rino Gattuso, a Bobo Vieri, a Domenico Criscito, a Leonardo Bonucci, probabilmente a Christian Brocchi. Il primo è già stato archiviato, gli altri non compaiono nell'elenco degli inquisiti per cui la Procura si prepara a chiedere il rinvio a giudizio. E ci sono anche altri, come Buffon e Cannavaro, che sono stati marchiati a fuoco senza neanche finire nel registro degli indagati.

Sulla leggerezza con cui venne indagato Gattuso, si espresse chiaramente il giudice, Guido Salvini, che nell'agosto scorso dispose il proscioglimento di «Ringhio» dalle accuse: «L'iscrizione nel registro degli indagati e per reati anche molto gravi, solo perché il proprio nome è citato negli atti o poco più, costituisce in concreto una presunta cautela che si risolve in una garanzia “dannosa”. Soprattutto nei casi in cui le conseguenze sul piano mediatico di tale iscrizione sono difficilmente e mai completamente recuperabili». La stessa cosa si può dire oggi per Bobo Vieri, che ieri può legittimamente dirsi «amareggiato di avere visto il mio nome associato a una vicenda penale che non mi riguardava proprio» e augurarsi (invano, probabilmente) che il proscioglimento abbia lo stesso risalto delle accuse.

A fare i nomi dei calciatori vip, trascinandoli in un fango popolato soprattutto di mezze tacche, erano gli uomini della «cupola», ansiosi di dipingere complicità e contatti i più prestigiosi possibili: come quando l'ex portiere Nicola Santoni blaterava con gli amici «poi c'è Buffon che gioca, gioca anche lui, 'sti qua... gioca 100-200mila euro al mese! Lui, Gattuso, Cannavaro sono proprio malati». Poliziotti e pm, scrupolosi, trascrissero.

Il giorno dopo, ovviamente, era tutto sui giornali.

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