Il giorno dopo l'annuncio choc dei Della Valle, che con una mossa definita «di pancia» dal sindaco Nardella e dagli esperti di finanza hanno messo in vendita il club annunciandolo su internet, Firenze - la città che già nel XII secolo si divideva tra Guelfi e Ghibellini - si è spaccata ancora una volta: da un lato la curva che da tempo contesta, dall'altro i tifosi che temono di andare a star peggio. La sensazione è che gli imprenditori marchigiani abbiano voluto lanciare un sasso nello stagno per tastare il polso della tifoseria e forse pure delle istituzioni cittadine. A tale proposito sia Nardella che il presidente di Confindustria Firenze Luigi Salvadori si sono già affrettati a dire che il nuovo stadio si farà anche senza di loro. Solo nei prossimi giorni si capirà se quella dei Della Valle è stata solo una minaccia, se vogliono andare fino in fondo, ma soprattutto se c'è qualcuno disposto a mettere sul piatto i 250 milioni che più o meno sono quelli investiti nella Fiorentina a partire dal 2003.
Perché tra voler vendere una squadra di calcio e riuscirci il passo non è breve. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria fuga dal pallone, hanno dovuto passare la mano famiglie storiche come Berlusconi, Moratti e Sensi. Ma se trovare acquirenti per società così prestigiose è relativamente semplice, nelle realtà più piccole le cose cambiano. Bologna, Venezia e da poco anche Parma sono riuscite ad attrarre investitori stranieri come il Milan, l'Inter e la Roma, mentre da altre parti ai proclami di addio non sono ancora seguiti i fatti.
È il caso del Genoa. Preziosi ha urlato ai quattro venti di non poterne più, cerca acquirenti ma per ora ha trovato solo Cellino di ritorno da Leeds: si sono visti, gli ha chiesto quei 60-65 milioni che coincidono con l'indebitamento del club e per ora l'intesa è lontana. È il caso del Palermo che Zamparini, dopo anni di sfoghi, avrebbe teoricamente venduto alla ex «iena» Baccaglini: peccato che da marzo a oggi il closing non abbia fatto grossi passi avanti e tra due giorni sarà ancora il vecchio Zampa a formalizzare l'iscrizione alla B. È il caso del Pescara dove, nauseato dalla violenza degli ultras che gli hanno bruciato due auto, Sebastiani aveva deciso di dire basta; un mese fa si parlava del presunto interesse di un magnate kazako, poi non si è saputo più nulla.
La morale è che il calcio di oggi può essere sostenibile solo dove si riesce a tenere a bada la piazza evitando di fare il passo più lungo della gamba, altrimenti si finisce stritolati dai debiti, dalla rabbia dei tifosi o se va molto male da tutti e due.
Firenze è incastrata tra ambizioni da top club e un bacino d'utenza che non le consente, la sparata dei Della Valle denuncia essenzialmente questo. Rischiano di essere i prossimi a fuggire ma di certo non saranno gli ultimi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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