Germania panzer e talento Brasile, disfatta mai vista

I tedeschi vanno nel burro e rifilano sette reti, cinque in meno di mezz'ora. Muller l'apriscatole, Klose record: 16° gol mondiale. Dramma verdeoro: non sarebbe servito neanche Neymar

Germania panzer e talento Brasile, disfatta mai vista

Solo lacrime e fischi per il Brasile. Solo gol per la Germania: sette che sono meraviglia, ma anche uragano calcistico e record per una semifinale mondiale. Non ci può essere mondo dei sogni davanti alla Panzer division del pallone. Lo dice il libro della storia che si aggiorna con l'ottava finale che questa nazionale andrà a giocare: l'ultima volta contro il Brasile, e pazienza se sono passati dodici anni nell'attesa. C'è sempre il tempo della rivincita, c'è sempre il tempo per rifare i conti con il passato. La Germania si è aggiornata, confermata, rinsaldata, ha pescato i suoi talenti. Il Brasile si è avvizzito, ha perso qualità, seta, talento. Neymar, l'unico frutto di qualità rimasto in questo giardino sfiorito, stava davanti alla tv, ma forse si è solo evitato una brutta figura sul campo.

Brasile mandato al rogo in tutto, anche in quel record che teneva Ronaldo, il fenomeno che ieri sera ci sarebbe stato bene sul campo. Il “Miroviglioso” tedesco, che fa Klose di cognome, gli ha soffiato il primato del miglior cannoniere di tutti i mondiali con quel gol (numero 16 in quattro partecipazioni) che ha fatto definitivamente vacillare il credo brasiliano (era solo la seconda rete) e aperto il cuore tedesco alla convinzione che la finale era vicina.
La messa in verdeoro di questa storia brasiliana si è tramutata nel rito funebre di una squadra che ha chiesto un miracolo al Dio del pallone ricevendone uno sdegnato diniego. No, non si può mandare avanti una compagnia di patacche e pataccari, avrà pensato il sublime dominatore dei crocevia del pallone. Stavolta il Brasile ha fatto piangere per altro verso del sentimento: piangere di rabbia e delusione che non sempre si sposano all'amore. La Selecao non ce l'ha fatta a stare al largo da un altro Maracanazo. Ma lo sberleffo del destino sta nel nome della città: Belo Horizonte. Si, ma solo per la Germania.
La squadra di Joachim Löw è stata fantastica nella sua fisicità e praticità, nel saper imporre la personalità, svelta, rapida, efficace. Cinque reti in venti minuti per togliere il fiato a tutti, per dire i più forti siamo noi. Si era intuito in questo mondiale. Lo hanno spiegato con i gol, con la capacità di pizzicare i punti deboli brasiliani: difesa di burro, ammansita dall'assenza di Thiago Silva. David Luiz, il conducator delle altre partite, si è spento subito, ha gestito a gesti ma poi le gambe e la testa andavano in folle. La difesa si è schiantata contro velocità e contropiede tedesco. Scolari ha sbagliato qualcosa nella formazione, inserendo il piccoletto Bernard, provando una formazione tutta d'attacco: peccato gli mancassero punte di qualità. L'umiltà non è mai stata una dominante del calcio brasiliano. Felipao, che pur ha provato il calcio all'europea, si è lasciato prendere dal Dna e non dalla razionalità.
Il Brasile ha giocato solo i primi cinque minuti, la Germania ha atteso. Poi si è scatenata la caccia all'errore: Müller, Kroos, Khedira sono state delle splendide siluranti. Il capocannoniere ha sfruttato il primo errore di David Luiz per aprire il conto e portare a cinque il numero delle sue reti in questo mondiale e catalogare 22 gol (la metà ai mondiali) nelle sue 54 partite in nazionale: una media da fenomeno alla tedesca. Poi si è dedicato all'altruismo. Ha concesso a Klose la palla del suo record. Miro ha sbagliato la prima conclusione, Julio Cesar ha respinto, Klose non ha sbagliato la seconda. Tra il primo e il secondo gol sono passati 12 minuti. Poi la Seleçao si è sciolta come burro, anzi peggio. Quattro minuti per vedere altre tre reti. Kroos alla doppietta, sfruttando i servizi di Müller e Khedira che, poi, è stato ripagato da un assist di Ozil per la quinta rete tedesca e l'ennesimo contropiede.
A quel punto facevano spettacolo le facce disperate dei tifosi, i visi smunti dei bambini in tribuna ed anche quelle dei bambinoni in campo. Julio Cesar ha provato a tener botta nel secondo tempo, perché la Germania avrebbe potuto infilare altri cinque gol. Il Brasile ha cambiato facce e uomini, ma non la faccia. E Schurrle, da poco entrato al posto di Klose, non si è perso l'occasione per il sei, eppoi il sette bellissimo tedesco, con quei suoi inserimenti in area (sempre più vuota) da coltello a serramanico. Ozil si è mangiato l'ottavo e Oscar invece ne ha rimediato uno che vale solo per il tabellino.

Brasile maracanazato, era arrivato a subire sei reti quasi cento anni fa: settembre 1920 contro l'Uruguay. I segni della storia nefasta tornano tutti. La Germania è imbattuta da 17 partite, non proprio un numero portafortuna. Già, può fermarla solo un numero jettatore.

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