L'italiana Rachele Bruni ha vinto l'argento nella 10 chilometri di nuoto. È salita sul podio, ha unito gli indici e i pollici a formare un cuore e ha dedicato la vittoria a Diletta: la sua compagna. Non era un outing, non era un coming out, non era un gay pride. C'era la gioia pura, la fatica composta, c'erano le bracciate precise e il fiato tirato lungo. E c'era una donna che ha un'altra donna, a casa o da qualche parte, che la aspetta, che la guarda, che fa il tifo per lei. E allora la cosa più normale del mondo era salire su quel podio e ricompensarla. Spezzare quella vittoria in due, come un pezzo di pane, e offrirgliene la metà. "A Diletta". Senza rabbia né politica, senza enfasi né rivendicazioni. Perché quando non c'è niente da spiegare, vuol dire che allora c'è tutto. "A Diletta".
Perché per vivere e amare non c'è bisogno di nomi, che servono invece alla nostra irrequieta mania di compilare elenchi, addomesticare ciò che ci sfugge, stringere in una parola ciò che in realtà non ci entra perché è molto più grande.
"A Diletta". E non c'era da aggiungere altro. Perché Rachele non spreca il fiato. Cruda e pulita.
Perché gli atleti vanno d'accordo con la disciplina e con il verbo "togliere". Mirano all'essenziale e ogni tanto acchiappano l'argento. Rachele era a Rio per le Olimpiadi, ha vinto ma ha fatto molto di più: ci ha lasciati muti. E non solo per il podio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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