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È già Nibalimania ma Evans lo avverte: "La strada è lunga"

E Vincenzo tiene i piedi per terra: "Wiggins non è finito. Brescia è lontana, una giornata storta può capitare..."

È già Nibalimania ma Evans lo avverte: "La strada è lunga"

dal nostro inviato a Firenze

Calma, serve un po' di calma. L'esultanza per Nibali va bene, anche perché viene dopo un lungo periodo di quaresima italiana. Però c'è una misura. Però non bisogna lasciarsi prendere la mano. Dev'essere ben chiaro: Nibali non ha vinto il Giro 2013. Non ancora. Sta solo cominciando a vincerlo. Il peggio deve ancora arrivare: dopo il riposo di quest'oggi, due settimane di montagne che servono certo per un grande trionfo, ma bastano e avanzano pure per straperdere.

Un poco di sana prudenza aiuta. Nibali è molto forte, ma deve ancora lavorare pesantamente. Dice bene Evans, il primo degli inseguitori, grande esperto di grandi giri: «Ci aspettano pesanti impegni. Bisogna stare bene, stare davanti, stare attenti. Per vincere una lunga corsa a tappe deve andare tutto per il verso giusto, tutti i giorni».

Dobbiamo ficcarcelo nella zucca: il Giro di Nibali non è finito nella crono di Saltara, comincia tutte le mattine. Grazie a lui, sta diventando un Giro fantastico. Questo sì. Ma non solo grazie a lui: grazie anche ai big stranieri che dopo tanti anni sono venuti in massa, senza costare un euro di ingaggio, tirando a vincere, senza risparmio di energie, senza fare flanella, senza perdersi in scampagnate, senza tirare indietro la gamba pensando al Tour, cioè senza l'indecoroso atteggiamento di molti stranieri arrivati qui in epoche passate.

La gente apprezza, ogni giorno di più. Le folle si ammassano lungo il percorso. Dopo la noia dell'anno scorso, in strada passa il Giro delle emozioni. Ogni tappa un avvenimento. Così verso Firenze: mentre i peones vanno a giocarsi la vittoria (bravissimo il russo Belkov), il Giro vip non si concede tregua. Paga pesantemente Hesjedal, il vincitore dell'anno scorso, già lento nella crono.

Però non è una sconfitta lazzarona: al canadese va dato atto di arrivare sul Piazzale Michelangelo completamente esausto. E anche inferocito come un bufalo.

Altra conferma di giornata, lo straziante Wiggins in discesa. Ancora una volta, dopo Pescara, dopo Saltara, il Baronetto perde terreno scendendo sotto la pioggia. Stavolta, se non altro, con l'aiuto della squadra riesce a rientare in tempo utile. Ma quanta incertezza. Quanta lentezza. Quanta strizza. Purtroppo per lui, questo non è esattamente il Giro della siccità: da quando siamo partiti, tutti i giorni nubifragi e molto freddo. Wiggins non ci sguazza. Nibali sì. Il picciotto con la pioggia ha stipulato una ferrea alleanza, grazie alla pioggia ha inventato le cose migliori. E' il nuovo Rain Man.

Gli Inguardabili del "Processo" lo accusano ora di non aver sfruttato abbastanza le difficoltà del British nei pressi di Firenze, ovviamente dopo averlo accusato d'essersi preso troppi rischi nella gloriosa tappa di Pescara (due cadute, ma un minuto e mezzo di vantaggio). Grazie al cielo, la maglia rosa non ne fa una questione enorme: «Me ne sono accorto troppo tardi, per un piccolo problema: la nostra ammiraglia ha beccato una multa nella tappa di Pescara, così per punizione era in coda a tutte le altre e non vedeva nulla. Comunque non è una tragedia. Nonostante le difficoltà di questi giorni, Wiggins e Hesjedal continuano a restare tra i favoriti. Con Evans, Scarponi, Gesink. Intendiamoci bene: Brescia è ancora troppo lontana, una giornata storta può capitare a tutti».

Parla come un libro stampato. In mezzo a tanta euforia, è il tranquillante. Decisamente il più saggio. Non guarda la classifica, si preoccupa di tenere i compagni vicini, si copre subito quando fa freddo, corre a cambiarsi non appena taglia il traguardo. Comanda da veterano, anche se come signore del Giro è appena insediato. Un novizio. Al Giro è già arrivato secondo e terzo, la Vuelta di Spagna l'ha vinta, al Tour è andato sul podio dei Campi Elisi l'anno scorso. Ma questa è tutta un'altra cosa: fare la maglia rosa è un mestiere impegnativo. Può schiacciare. Chi ha fisico e personalità può però uscirne molto migliore. I cavalli di razza galoppano, quando respirano l'aria d'alta quota. Diceva difatti la buonanima che il potere logora chi non ce l'ha.

Da qui a Brescia bisogna capire se Nibali è davvero di questa razza particolare.

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