È già un Pazzo Milan Cala il tris per ripartire

L’ex interista travolgente risolve una partita complicata. Allegri con un solo straniero, poi si vedono De Jong e Bojan

È già un Pazzo Milan Cala il tris per ripartire

Mezz'ora o giù di lì di buon Milan italian style (10 su 11 indigeni in partenza, poi l'arrivo di De Jong, Bojan e Nyan correggono il record, Prandelli deve trasferirsi a Milanello) può bastare per dimenticare affanni, polemiche intestine e lo zero in classifica? La risposta definitiva affidata al Bologna, ieri sera, è sì, decisamente sì. Specie se in mancanza di sua maestà Zlatan Ibrahimovic, Giampaolo Pazzini può cominciare a esibire il suo istinto di killer dell'area di rigore. Basta servirlo in qualche modo, in area di rigore naturalmente, con palloni alti o rasoterra, per ottenere la resa migliore. Tre gol nella prima sera da titolare sono un profitto da incorniciare (più il pallone da portare a casa secondo regolamento): uno su rigore, ben calciato, il secondo approfittando di uno scarabocchio di Agliardi, il terzo con un tocco sapiente. Signore e signori, ecco un bomber di razza che recupera, nel giro di qualche giorno, il suo autentico talento e lo segnala anche al ct della Nazionale che lo lasciò a casa durante gli europei con qualche motivo. Chissà i pruriti ad Appiano Gentile. Così il Milan si rimette sulla retta via prima della sosta attraverso la quale può recuperare qualche infortunato e continuare a fare scuola ai nuovi arrivati. Perché alcuni dei giovanotti esibiti ieri da Allegri sono tutt'altro che male. Per esempio il giovanissimo difensore centrale Francesco Acerbi: è vero, ha sulle spalle, la maglia e il numero di Nesta, possono diventare un macigno e invece gli consentono di esibire le sue migliori qualità.
Un buon Milan per mezz'ora più Pazzini. Il risultato finale è un corroborante 3 a 1 che può mettere a tacere le prime velenose critiche e anche cementare qualche crepa apparsa sui muri di Milanello per dare una bella spinta a tutto l'ambiente. Non ancora inseriti i nuovissimi del gruppo: per esempio De Jong, intervenuto per il ko muscolare di Montolivo (e siamo a tre incidenti muscolari, Pato, Robinho e l'azzurro), per esempio Bojan e alla fine anche Nyang, con qualche secondo nelle gambe e niente più. Il Milan ha bisogno di coraggio e di auto-stima per tornare a essere squadra: si dice che vincere aiuta a vincere. Lo capiremo alla ripresa, contro l'Atalanta. Ma è meglio evitare di parlare di scudetto. Alla felice partenza dei milanisti, punteggiata dal vantaggio su rigore inventato da Tagliavento (l'arbitro tradito dalla caduta dell'attaccante poi cerca di rimediare con una serie di “gialli” rifilati ai milanisti eccessiva), sa rispondere bene la squadra di Pioli con la corsa e la mentalità giuste.

Da una parte campeggia e comanda Boateng, dall'altra è Diamanti a incarnare l'orgoglio bolognese e la rimonta, raggiunta anche in questo caso dal dischetto (ma nessuna discussione sul rigore procurato da un avventato intervento di Nocerino, spento e in ritardo di condizione). La differenza non è solo la durata delle rispettive frazioni: il Milan tiene banco una buona mezz'ora, quella iniziale, con gioco largo e geometrico, il Bologna si rianima nel finale del primo tempo e ricomincia sullo stesso ritmo il secondo sfiorando in un paio di assalti anche il vantaggio. La differenza autentica viene scavata alla fine da Pazzini. A tradire il Bologna rimasto fino ad allora in partita è una paperissima di Agliardi, il portiere di casa su una palla spiovente, umida ma non velenosa: su quella palla vagante, Pazzini è un vero serpente a sonagli, colpisce e affonda. La stilettata successiva è solo il compendio a una serata memorabile che riscalda il cuore del Milan. Ma è bene chiarirlo subito: c'è ancora tanta strada da fare. Nel gioco, da rifinire meglio, nelle intese tra i reparti, nella tenuta fisica alla distanza e anche nelle perfomances di taluni. Boateng è in evidente, clamorosa ripresa: si allena con puntiglio ed ha motivazioni vistose.

Se poi dietro, Acerbi e Bonera riescono a fare qualcosa di buono allora tutto il lavoro deve essere applicato a centrocampo dove molti conti non tornano. Il Bologna esce stordito da Pazzini e da qualche ingenuità di troppo. Diamanti, da solo, non basta. Ecco la risposta del Milan.

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