Parma. Il Parma è ancora lì, appeso al filo di un venditore, Tommaso Ghirardi, che vuole assolutamente liberarsi della società gravata di quasi 60 milioni di debiti, e di un compratore che intende spendere il meno possibile e magari teme che la voragine sia superiore.
Stasera alle 18, al Tardini, la nuova proprietà si presenta, ci sarà il vicepresidente Fabio Giordano, avvocato romano, ma non il possibile neopresidente, Pietro Doca. E' un albanese italianizzato (si chiamava Doka), abita a Lodi e ha un negozio compro-oro a Piacenza. Martedì sera il presidente uscente Ghirardi annuncia l'accordo ratificato davanti al notaio Posio, la serata dopo inversione a u. Frutto anche dell'ironia che accompagna il passaggio, l'inizio del commento su La Gazzetta di Parma era «Diteci che siamo su Scherzi a parte». E ieri: «Siamo alle comiche». Perchè si parlava di cordata russo-cipriota, due domeniche fa, probabilmente è stata una manovra del club crociato per mettere fretta agli albanesi. Ovvero al petroliere Rezart Taci, il proprietario vero ma ancora tentennante.
In Emilia si chiedono quanto abbia speso Ghirardi in quasi 8 anni di Parma, secondo l'esperto Luca Marotta, commercialista pugliese, all'ultimo bilancio approvato, un anno e mezzo fa, aveva immesso 56 milioni. E Ghirardi potrebbe essere costretto a metterne altri, se la cordata si tirerà indietro.
«Gli azionisti - spiega l'imprenditore bresciano - mi hanno rassicurato sulla buona riuscita della trattativa, il problema è solo del signor Doca nei confronti loro». L'albanese però ribadisce: «Non ho preso il Parma, le valutazioni sono in corso». Sembra che la validità dell'accordo davanti al notaio sia subordinato a un ok delle banche. Oggi ne sapremo di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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