Gigio, giusta scelta. Ma per lui è giusto Raiola?

L 'annuncio è arrivato a tarda sera dopo i telegiornali. A Wembley, la Nazionale del dopo Buffon può ricominciare dal suo erede naturale, e cioè Gigio Donnarumma. La candidatura di Mattia Perin, circolata nelle ore precedenti, era stata liquidata da tifosi e commentatori come una sorta di vendetta nei confronti di Raiola. Già, lui, il famoso agente che nei giorni scorsi, tanto per farsi qualche altro amico, ha definito la federcalcio «uno schifo» e attaccato duramente il ct in carica, Gigi Di Biagio quindi, di non avere «carattere», termine elegante per evitare di scivolare nel volgare a causa della mancata convocazione di Balotelli. Di sicuro la scelta alternativa, analizzata solo sotto la lente calcistica, aveva una sua chiave di lettura.

Diciamolo senza ipocrisie: la stagione fin qui vissuta da Perin, per rendimento e contributo alla causa del Grifone, è stata da lode. È vero: giocare in un Genoa sottoposto al martellamento degli attacchi dei rivali consente al portiere di vivere sempre all'erta, di essere reattivo e non fermarsi mai a guardare. In verità Gigio Donnarumma ha invece pagato, sul proprio credito, la partenza lenta, macchinosa e deludente del Milan di Montella e solo con l'arrivo di Gattuso, in coincidenza del cambio ennesimo di sistema di gioco, ha ripreso quotazione. Forse sta scontando una sorta di contrappasso: se da ragazzo minorenne, con uno stipendio da funzionario di banca, raccoglieva stima, simpatie e solidarietà, adesso con quel po' po' di contratto per sé e per il fratello, a ogni errore scoppia una polemica. È il destino dei numero uno si direbbe. Ma c'è dell'altro, invece.

E non può essere sottaciuta la responsabilità di chi l'ha esposto mediaticamente al pubblico ludibrio con polemiche, veleni, mail di avvocati. Perciò, accompagnandolo verso Wembley, c'è da chiedere a papà Alfonso: ma è proprio sicuro che Raiola sia la persona giusta per garantire il futuro migliore a Gigio?