
Purtroppo il soglio pontificio è già occupato dalla recente nomina di Leone papa americano e allora Gianni Infantino si adegua immediatamente e fa l'americano con il suo mondiale per club, l'aggettivo possessivo bene si adatta al personaggio in questione, presidente e soprattutto capo del calcio di ogni dove, per il momento il mondo poi, eventuale alleanza con Elon Musk si potrebbe andare verso nuovi territori. Lo stesso Infantino si è illuminato di immenso illustrando il torneo che va ad incominciare e sta muovendo l'entusiasmo di milioni, miliardi di tifosi. Il presidente vuole essere inclusivo, avvolge e abbraccia al tempo stesso tifosi e squadre, le partite raggrumeranno passione, per i dirigenti ci saranno soldi pesanti e si sa la finanza è ormai tutto e qui la Fifa sa chiudere un occhio quando lo ritiene utile, iscrivendo alla competizione società sull'orlo di una clamorosa crisi finanziaria se non già in default evidente a tutti tranne alle istituzioni calcistiche nazionali, europee e internazionali. Infantino crea, Infantino produce, Infantino addirittura propone come riferimento la prima coppa del mondo, quella per nazioni e lui, 95 anni dopo, è fiero di essere il promotore di un nuovo torneo, una specie di Giochi senza Frontiere che terrà svegli i telespettatori e provocherà qualche guaio di salute agli atleti, già intossicati da una stagione affollata di appuntamenti. Per la Fifa, come per John Lennon, il calendario ha tredici mesi, basta con le convenzioni antiche, il football è gioco continuo, gli organici sono ampi che se poi per sostenerli finanziariamente siano opportuni i fondi di investimenti o gli opachi denari arabi chissenefrega, una parola sola.
Inter e Juventus partecipano alla sfilata, i nerazzurri con la voglia matta di riuscire a ottenere nel mondo quello che non hanno ottenuto in Europa (e prevedo la ola dell'ultra interista Infantino), i bianconeri con il desiderio di portare a casa i quattrini per pagare i debiti. Che vinca il peggiore.