Più vivai, meno stranieri

Più vivai, meno stranieri
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Ci sono giorni che non vorresti vivere. Ma si ripetono. Ci sono momenti dai quali vorresti fuggire. Ma non trovi le forze per alzarti e scappare. Nel tulle afoso di Berlino i tifosi azzurri hanno cercato di individuare gli azzurri ma non era soltanto l'aria pesante e calda a ostacolare la vista, c'erano figurine lontane, si muovevano stranamente, pupazzi però inanimati. L'orgoglio italiano si è smarrito sotto lo stesso cielo che ci aveva invece accarezzato ed esaltato nel duemila e sei. Basta con i ricordi, esercizio nostalgico che crea soltanto attese fasulle, ingannevoli, inutile continuare a sfogliare l'album delle belle fotografie, è tutta roba vecchia, antica, pezzi pregiati ormai scomparsi nella compagnia azzurra, inseguiamo il passato non avendo un presente certo, sicuro, garante di un futuro che resta un'idea vuota di sostanze. Le frasi del parroco Spalletti Luciano si trasformano in bestemmie dei fedeli, le prediche svaniscono nel debole vociare di una comitiva che non sempre può essere salvata dalle mani sante di Donnarumma o dal jolly diabolico pescato da Zaccagni, ci vuole altro per stare e restare in Europa, serve fare punto e a capo, partendo dai vivai, bloccando il numero di stranieri da schierare in campo, la lega se ne fotte, i club pensano a gonfiare i conti dei procuratori assumendo calciatori di scarsissimo censo tecnico però provenienti dall'estero e spinti dai loro agenti, quasi al ricatto.

Per l'appunto da oggi si torna a scrivere e a cianciare di calcio mercato, come nell'ultima moda degli esami di maturità i bocciati vengono promossi, la loro scena muta sul campo viene dimenticata in fretta o spacciata per coincidenza sfortunata. Qualcosa dovrebbe accadere, qualcuno dovrebbe decidere. Qualcosa non accadrà, qualcuno non parlerà. Italia s'è mesta, pane raffermo e cioccolata amarissima.

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