P arla ed è come stare a teatro. La voce è da illusionista, ride, racconta, svaria, ricorda, si perde e poi ritorna. L'uomo che parla non è però tipo da monologhi, si annoierebbe e tu con lui. Ha 80 anni e giura di aver camminato molto, per tigna, per vivere, per allegria e per non perdere quella compagnia girovaga sempre in cerca di qualche storia da raccontare. Questo lo ha fatto per più di mezzo secolo e almeno tre generazioni. L'ultima fatica è I cantaglorie, una storia calda e ribalda della stampa sportiva (66thand2nd, pagg. 183, euro 18). Per alcuni è Gpo, per tutti gli altri è Gian Paolo Ormezzano.
Ora uno pensa che questa chansons de geste di trovatori , commedianti, sciupafemmine, viandanti d'osteria, urlatori, strappanotizie, scoopatori, visionari, bravi cristi e mestieranti con un occhio alla nota spese da gonfiare e l'altro a narrare l'epica degli ultimi eroi dell'ultima modernità sia solo uno spettacolo di nostalgia. Sorpresa. Quello che davvero interessa a Gian Paolo Ormezzano è il futuro, o meglio, come dice lui, «sapere come va a finire». La paure sono due. La scomparsa dei giornalisti. Puf. Evaporati, come in un brutto film di fantascienza. Sostituiti da un algoritmo. Non mangiano. Non bevono. Non esistono. «In realtà non ci credo. Non voglio crederci. È come dire che io sono un Mammuth». L'altra è rassegnarsi a perdere la prossima avventura. I giornalisti magari sono come i Pokemon, non si estinguono, ma evolvono, cambiano pelle. È già successo. È il darwinismo narrato da Ormezzano ne I cantaglorie. In principio furono i «cantori», i Ruggero Radice, Vittorio Pozzo, Giuseppe Ambrosini, Bruno Raschi, Carlo Bergoglio detto Carlin, Nicolò Carosio, Dino Buzzati, Gianni Mura e Giovanni Arpino. Poi vennero gli «erotisti», i Gianni Brera, Mario Fossati, Antonio Ghirelli, Gino Palumbo, Vladimiro Caminiti, Gianni Minà, Rolly Marchi, Sergio Zavoli, Enrico Ameri & Sandro Ciotti, Giorgio Tosatti e Mario Sconcerti. E sul confine si presentarono i «pornografi», Aldo Biscardi, Maurizio Mosca, Adriano De Zan, Candido Cannavò, Gianni Clerici & Rino Tommasi, Fabio Fazio. Chi verrà dopo Ormezzano ancora non lo sa. Allora li sogna. «Non importa se saranno come scienziati della Nasa. Va bene. L'importante è che nel loro cuore resti un po' di leggenda».
Eccolo allora il giornalista (sportivo) dei sogni. Gpo lo scalpella prendendo pezzi di passato, ma non è Frankestein, al massimo è Pinocchio. La testa? «La vorrei di Gianni Brera. Noi vedevamo la partita con i nostri occhi, poi però andavamo a leggere come la raccontava lui». Il cuore? «Ruggero Radice. A Raro tutti hanno voluto bene, specie la sera, a tavola, quando spiegava vini e cibi di Francia». Le dita? «Vladimiro Caminiti. Era nato giornalista come un altro nasce cinese». Gli occhi? «Sergio Zavoli. Zavoli con un aggettivo fa virare tutto un discorso». Il cervello? «Gianni Mura». L'orecchio? «Mario Fossati. Ha vissuto da arrabbiato contro chi non voleva capire che nessuno sport al mondo è grande e vero come il ciclismo». Il naso? Dino Buzzati. Olimpiadi invernali di Innsbruck, un cameriere solerte riconosce il celebre scrittore. Lo saluta affettuosamente e dice di aver appena finito di leggere U n amore, Buzzati gli sussurra un grazie impacciato, il cameriere gli rimanda: però quella Laide, che porcona. Buzzati non dice niente perché soffre tutto». Il sesso ? «Bruno Raschi, per un particolare che non è bene rivelare». Lo stomaco? «Ezio De Cesari. Mai visto mangiare nessuno come lui». La bocca? «Gianni Minà. Ero a Roma quando mi chiese se la sera volevo cenare con lui. “Ci sono anche Robert De Niro, Cassius Clay e quella attrice americana dei serial, Farrah Fawcett”. Non lo lasciai finire: impossibile, stasera sono a cena col Papa”. Il giorno dopo Gianni mi richiamò: “Sai tu hai pensato a uno scherzo, ma era tutto vero”. Non mi chiese del Papa».
Restano le gambe. Raccontano.
Gian Paolo Ormezzano scrive, telefona e chiacchiera nello stesso istante. Oggi lo definirebbero multitasking. «Se lo fanno prima mi offendo e poi corro dal medico». Le gambe, allora? «Le gambe sì, le gambe sono le mie».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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