Contador volteggia minaccioso sulla prima cima del Giro d'Italia, ma Aru non molla di un millimetro. Lo spagnolo sferra una coltellata ai rivali sulle pendici dell'Abetone. Sgretola il gruppo dei migliori, il Pistolero, l'accelerazione è una delle sue: in piedi sui pedali, ballando un ritmo infernale. Fabio Aru digrigna i denti e in 50 metri ricuce lo strappo. È brillante anche Richie Porte. Non tentenna il Diavolo della Tasmania, rintuzza e si rimette buono buono. Poi il sardo tenta un attacco, ma è telefonato. Nel frattempo rientra il suo scudiero Landa e si mette a tirare fino agli ultimi 300 metri. Lì Aru parte con un rasoiata decisa e riesce a strappare a Contador, per mezza ruota soltanto, i 4 secondi di abbuono della terza piazza. Ma la maglia rosa finisce sulle spalle dello spagnolo della Tinkoff, che ora avrà sulle spalle il controllo della corsa. Ha la squadra per farlo e la responsabilità non gli pesa. Aru è lì, a due minuscoli secondi, Porte è terzo a 20". Eccolo il trittico dei favoriti, dopo cinque tappe sono già là davanti a tutti. Paga ancora il colombiano Rigoberto Uran, quasi due minuti.
L'eroe di giornata è uno sloveno che corre in una formazione italiana, Jan Polanc della Lampre. Lanciato all'attacco fin dalle prime battute lascia per strada i compagni di viaggio e sulle rampe dell'Abetone riesce a cogliere un successo di prestigio, il primo di valore della sua carriera. Ventidue anni, come quelli di Formolo, trionfatore di ieri a La Spezia: il nuovo che avanza nel ciclismo.
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