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Il Giro d'Italia ancora al "buio" è uno show a caccia di stelle

Piace il disegno del tracciato, nell'ultima tappa c'è l'Arena di Verona: la sfida è attrarre i grandi nomi

Il Giro d'Italia ancora al "buio" è uno show a caccia di stelle

Il Giro d'Italia è fatto, ora bisogna solo correrlo. Il Giro a tappe presentato a tappe, è stato svelato ufficialmente ieri a Verona. Il Gran finale sarà una cronometro individuale (17,1 km, ndr) che terminerà all'interno dell'Arena scaligera. Il percorso della 105^ edizione è così riassumibile: 7 tappe per velocisti, 6 di media montagna, 6 di alta montagna e 2 cronometro individuali (in totale 26,3 km contro il tempo, mai così pochi dal Giro 1962, ndr). In totale 3410, 3 chilometri da percorrere e quasi 51.000 metri di dislivello. Partenza dall'Ungheria, venerdì 6 maggio (sarà la 14° Grande Partenza dall'estero, ndr), mentre l'arrivo a Verona è fissato per domenica 29 maggio.

La prima tappa sarà in linea: la Budapest-Visegrad di 195 km. Frazione con continui saliscendi e arrivo con sorpresa finale in vetta al Gpm di Visegrad, che non sarà una montagna alpina, ma metterà in fila il gruppo. Si proseguirà sabato 7 con una cronometro individuale di 9,2 km nel cuore di Budapest. Ultima frazione in Ungheria - domenica 8 maggio - da Kaposvár a Balatonfüred sulle sponde del Lago Balaton - che strizza l'occhio ancora agli sprinter, prima del trasferimento in Italia.

Il Giro spezzatino, presentato in più giorni senza la tradizionale cerimonia in diretta tv (al momento non c'è accordo né con la Rai né con altre emittenti), si consegnerà ad un atleta completo, anche se è difficile al momento, fare un lotto di pretendenti, perché i team non hanno ancora reso noti i loro programmi.

In verità sappiamo con certezza che non ci saranno i fenomeni sloveni, il numero 1 e numero 3 del mondo Tadej Pogacar e Primoz Roglic, che puntano al Tour, come del resto l'ultimo vincitore del Giro Egan Bernal. Ma se è per questo non ci saranno neanche Wout Van Aert (numero 2 del mondo, ndr) e Remco Evenepool, e quasi certamente Filippo Ganna, che punta deciso verso la prima maglia gialla del Tour (partenza da Copenaghen, ndr).

È un Giro bello, su questo nessun dubbio, anche se pieno zeppo di trasferimenti. Di rientro dall'Ungheria, si comincia subito a salire, con l'arrivo sull'Etna già nella quarta tappa. Si proseguirà con la settima frazione, tutt'altro che banale e da prendere sottogamba: la Diamante-Potenza è da tappone alpino. Poi la nona, con il Blockhaus.

È un Giro che propone anche la tappa dell'Aprica, che prevede la scalata di Mortirolo e Santa Cristina, esattamente come quella magnifica primavera del 1994 che rivelò al mondo Marco Pantani. La corsa entrerà nel vivo con la 17° tappa, quella di Lavarone, che si arrampicherà sul terribile Menador.

Non possono mancare le Dolomiti, patrimonio dell'umanità e del Giro con San Pellegrino, Pordoi e arrivo a Passo Fedaia sulla Marmolada, prima dell'arrivo all'Arena, dove già si sono celebrati i trionfi di Battaglin, Moser, Basso e Carapaz.

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