Un gol di Ibra per fare epoca

Se il Milan riuscisse a ripetere la prova di San Siro, sarebbe già a metà dell’opera. Se il Milan ri­petesse quella prova, avrebbe bisogno di miglio­rare solo la mira dei suoi migliori attaccanti

Un gol di Ibra per fare epoca

Se il Milan riuscisse a ripetere la prova di San Siro distante appena 6 giorni, sarebbe già a metà dell’opera. Ricordiamola bene quella notte in cui il Milan riuscì a ingabbiare il talento mostruoso di Messi e a limitare le percussioni di Xavi, dato per incerto dalle cronache catalane, prima di richiu­derla nel cassetto della Champions. Se il Milan ri­petesse quella prova, avrebbe bisogno di miglio­rare solo la mira dei suoi migliori attaccanti: pri­ma Boateng, subito dopo Robinho, quindi Ibrahi­movic ebbero in regalo dai piedi ispirati di See­dorf il pallone giusto per piegare la resistenza di Victor Valdes e imprimere alla sfida una felicissi­ma inerzia. Sbagliarono una, due, tre volte e il Mi­lan rimase a secco. Ecco allora il primo cambia­mento invocato sotto voce da Galliani e Allegri per la notte del Camp Nou: tocca a Ibra e soci sfrut­tare al meglio le poche occasioni che possono ca­pitare.

E capiteranno di sicuro. Perchè il Barcellona che è insuperabile nel palleggio ritmato e nell’“ imbucare“ centrocampisti o difensori mentre Messi attira fuori area un po’ di sentinelle, tradi­sce sempre qualche inevitabile amnesia difensi­va. Nelle sfide di questa stagione, ci sono prece­denti di scuola incoraggianti. Per esempio la per­fetta intesa Seedorf­ Ibra oppure il gioco di presti­gio di Boa da cui sortì la fucilata del 2 a 2 a San Siro o ancora la fuga al pronti via di Pato che incenerì la difesa catalana pietrificata da quello scatto fero­ce. Fare gol è decisivo,non è un’assicurazione sul­la qualificazione ma è la strada da imboccare per costringere il Barcellona a mollare gli ormeggi e venire avanti con tutti i suoi effettivi, Dani Alves e Mascherano compresi, dunque anche con i difen­sori, per esprimere la propria potenza di fuoco. A San Siro Zlatan Ibrahimovic finì sotto accusa per­chè considerato, al pari di Messi, ininfluente ri­spetto allo 0 a 0. Non è stata una comparsa nella recita ma quasi. A Barcellona non ha scuse da sventolare, dev’esserci come è successo a tutti quelli che hanno marchiato a fuoco la propria era calcistica. É capitato a Shevchenko e Kakà, a Gul­lit e Van Basten, a Savicevic e Massaro.

Se il Milan potesse scegliere, lucidamente, tra qualificazione in semifinale e scudetto, tirerebbe dritto verso la Champions perchè l’eventuale im­presa darebbe nuovo lustro al marchio del club e alla sua prestigiosa carriera internazionale. Ep­pure significherebbe mettere a rischio il duello fi­nale con la Juventus per lo scudetto.

Proprio un anno fa di questi tempi, il Milan si ritrovò nella stessa condizione: sconfitto a Palermo 1 a 0, con l’Inter ad appena due puntidi distanza a qualche giorno dal derby di ritorno (senza Ibrahimovic), ma senza più la Champions a complicargli la vita e le settimane. Bastò una sosta del torneo per recu­perare energie decisive e dar vita alla cavalcata conclusiva.

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