Como La voleva, l'ha chiamata a gran voce, e anche sul lungolago di Como, dopo aver seminato tutti, dopo aver dato spettacolo, Vincenzo Nibali si è lasciato andare come una rock star chiamando gli applausi dei tantissimi tifosi presenti.
Vincenzo Nibali ha trasformato l'ultimo chilometro in una passerella finale. Finale e definitiva come questa corsa che è la degna conclusione di una stagione lunga e logorante, anche se in Gazzetta c'è chi pensa di portare il Lombardia da ottobre ad aprile, appena dopo la Liegi-Bastogne-Liegi. «Ma così si snatura una corsa che è davvero la classica di chiusura, una corsa che i corridori programmano perché ha un forte valore emotivo e storico spiega il siciliano -. Se la portano a primavera, tutti i corridori come me che puntano al Giro, ad esempio, non la potrebbero mai correre al top della condizione, perché sarebbe troppo vicina alla corsa rosa. Il Lombardia sta bene dove è».
Anche Vincenzo Nibali sta bene lì dov'è lì, sul podio, sul grandino più alto di tutti, per la sua 50ª vittoria in carriera, per il suo magnifico bis nella corsa più dura del mondo. Se il primo Lombardia di due anni fa era stata una liberazione anche per il ciclismo italiano che non riusciva a vincere una classica monumento da sette anni, il bis è il simbolo della maturità. Il premio alla continuità di un corridore che c'è sempre, e tiene il nostro movimento costantemente in piedi.È un Nibali che dà sempre spettacolo. Non conosce il pareggio, piuttosto la sconfitta, ma a viso aperto, dopo aver dato tutto.
È un Nibali da applausi. Un Nibali da standing-ovation, perché tutti sanno che è l'uomo da battere: da Quintana a Pinot, da Alaphilippe, a Gilbert, passando per Uran e Henao. Ma Vincenzo è troppo consapevole della sua forza. È un gigante: un paio di allunghi per tastare il polso agli avversari, poi l'attacco sul Civiglio, per andare a riprendere tutto solo Tibaut Pinot. Poi via, sempre da solo lungo la discesa. Pinot non tiene il passo, in fondo il siciliano ha una manciata di secondi di vantaggio, non più di dieci, ma sul San Fermo della Battaglia, ultima fatica di una corsa di fatica, il vantaggio si dilata in un amen, per diventare incolmabile.
Una vittoria annunciata e attesa da due anni: il modo giusto per chiudere una stagione con due podi in altrettanti grandi giri (terzo al Giro, secondo alla Vuelta, ndr), con un successo di tappa ciascuno. «Sì, è bello festeggiare qui, davanti a questo pubblico che, su tutte le salite, oggi mi ha regalato una bellissima emozione dice felice come un bimbo, dopo essere salito sul podio con la sua bimba Emma Vittoria -. Tutti aspettavamo me, io mi sono sentito meglio di tante altre volte, siccome venivano a prendermi ho capito che avrei dovuto inventarmi qualcosa: sono stato bravo anche a scegliere i tempi giusti per muovermi, ad affrontare la discesa del Civiglio, a gestire bene il vantaggio. Non ho sbagliato niente».
Si gode la vittoria, mangiandosi una pizza incandescente subito dopo l'arrivo. «Avevo scommesso con Michele (Pallini, il suo massaggiatore, ndr): se vincevo, lui mi doveva portare una pizza. La desideravo quanto questa vittoria. Dopo tutte queste diete».
Poi gli chiedono del futuro, di quello che farà: Giro, Tour, classiche monumento «Aspetto di vedere i percorsi di Giro e Tour dice -, ma mi piacerebbe giocarmela nelle classiche: ho sfiorato una volta la Liegi (2012, ndr), sarebbe bello ritrovarmi là con Alaphilippe per giocarmela».
Il talento francese non sarà contento, anche perché arriva sempre lì, senza mai riuscire a cogliere il bersaglio pieno: secondo nella Freccia, nell'Amstel e nel
Lombardia, terzo alla Sanremo. Più sereno, Gianni Moscon. «È un terzo posto che vale e che mi dà grandi indicazioni per il futuro». Insomma, il ciclismo italiano ha più di un motivo per chiudere la stagione con il sorriso.
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