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Al "gran galà" scudetto il Diavolo veste Redbird per 1,8 mld di ragioni

Il fondo Usa rilancia, gli arabi rinunciano. E la Cina stringe su proprietà all'estero come l'Inter

Al "gran galà" scudetto il Diavolo veste Redbird per 1,8 mld di ragioni

Milano. Domani è il grande giorno ma nel pentolone del derby tricolore di Milano bolle già più di una novità. Il Milan ad esempio ha scelto: vuole continuare a fare l'americano. E perciò il passaggio di proprietà dal fondo Elliott (famiglia Singer al comando) a quello, sempre a stelle e strisce, di RedBird Capital (Gerry Cardinale il numero uno) è cosa quasi fatta ormai. Lo conferma la nota di Investcorp girata all'agenzia Reuters con la quale il fondo del Bahrein si è sfilato ufficialmente dalla trattativa. A dire il vero era finito fuori gioco da quando Elliott aveva saputo della modalità di pagamento (800 milioni più quasi 400 in bond da mettere sulla schiena del club). Gli americani di RedBird sono partiti in seconda fila ma poi sono riusciti nel clamoroso sorpasso concludendo la trattativa alle seguenti cifre: 1,3 miliardi la quotazione con l'aggiunta di un earn-out (letteralmente prezzo variabile) di circa 500 milioni (dossier legato alla costruzione dello stadio), per un totale di 1,8 miliardi. Altra novità: Elliott resterà nell'azionariato rossonero con una quota di minoranza ma non tramite finanziamento che vorrebbe dire in pratica un prestito. Di qui la prima conclusione: sarà garantita la continuità aziendale, sicurissima la conferma delle tre M (Maldini-Massara-Moncada), probabile anche quella di Gazidis (dipende da lui con contratto in scadenza a novembre). Il fondo di Cardinale ha già esperienze nel calcio (Tolosa in Francia e partecipazioni nel Liverpool). Tempi definiti per firme e annuncio: fine maggio-prima decade di giugno.

Nelle stesse ore, sempre dagli Usa, è rimbalzata anche un'altra notizia che può avere risvolti interessanti per il futuro dell'Inter. Il Wall Strett Journal ha scritto della direttiva arrivata da Pechino e rivolta ai funzionari del partito comunista per liquidare gli interessi europei. Inevitabile il riferimento alla famiglia Zhang, azionista dell'Inter guidata da un modello completamente diverso da quello imposto da Elliott al Milan. Nel caso dei rossoneri, il club è stato risanato, zero debiti, realizzata la formula complicata del calcio sostenibile con risultati tecnici davvero prodigiosi, comunque finisca la corsa a Reggio Emilia. Sul fronte di Appiano, le ultime disposizioni di Suning sono state improntate all'auto-finanziamento che vuol dire, per la prossima stagione, produrre un attivo di 60-70 milioni sul mercato e una riduzione del monte-stipendi del 10-15%. La morale è una soltanto: Marotta e Ausilio hanno già fatto un mezzo miracolo nella scorsa estate (cessione di Lukaku e Hakimi per pagare gli stipendi arretrati e pianificare il dopo scudetto) e dovranno ripetersi, per non tralasciare il prezioso lavoro di Simone Inzaghi. Dev'essere anche per queste differenze di presente e futuro che l'ultimo decisivo atto di domenica 22 maggio si annuncia ancora più elettrico e colmo di grandi tensioni.

Ad Appiano Gentile continuano a credere che sia ancora possibile il ribaltone finale, lo ripetono tutti i giorni, Pioli e Maldini - come per distrarsi - hanno colto la lieta novella della convocazione di Daniel Maldini più Nasti e Plizzari nello stage azzurro voluto da Mancini per studiare la futura generazione.

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