Calcio

Gravina: "Aia? No a commissariare. E giustizia arbitri torna in Figc"

Il primo effetto concreto del ciclone D'Onofrio (capo della procura dell'Aia) arrestato nel corso di una indagine anti-droga che ha investito il calcio italiano, è stato raggiunto ieri

Gravina: "Aia? No a commissariare. E giustizia arbitri torna in Figc"

Il primo effetto concreto del ciclone D'Onofrio (capo della procura dell'Aia) arrestato nel corso di una indagine anti-droga che ha investito il calcio italiano, è stato raggiunto ieri: all'unanimità - per cui anche la Lega di serie A si è espressa favorevolmente - il consiglio federale ha deciso di riportare, sotto l'egida della Figc, l'amministrazione della giustizia del settore arbitri, autonoma in precedenza. Dal 1° gennaio del prossimo anno ci sarà dunque una procura unica, abolita la repubblica indipendente voluta ai tempi dalla presidenza Nicchi. «È una scelta condivisa dal ministro Abodi e dal presidente del Coni Malagò» ha puntualizzato Gravina così da evitare discussioni interne sul punto. Il secondo effetto sarà noto tra qualche tempo, appena arriverà sul tavolo dello stesso presidente Gravina e del procuratore federale Chinè il carteggio completo dell'inchiesta penale.

«Se dovessero emergere responsabilità dell'Aia, Trentalange sarà il primo a fare un passo indietro» la dichiarazione di Gravina, consapevole che la vicenda ha procurato «un gravissimo danno al mondo del calcio italiano». «Ma gli arbitri non c'entrano» ha poi aggiunto per spiegare anche la mancanza, attualmente, delle condizioni per commissariare il settore. Da qui ai prossimi giorni restano alcuni aspetti da chiarire sulla figura di D'Onofrio, molto chiacchierata tra gli arbitri. Gravina, infatti, lo aveva già deferito per omessa indagine a carico di un assistente di serie A e nel mese di luglio scorso ne aveva chiesto la rimozione dall'incarico, richiesta respinta.

Altro particolare: D'Onofrio, sottoposto agli arresti domiciliari, chiedeva attraverso il suo legale al magistrato competente, il permesso di raggiungere Roma e svolgere l'attività della procura Aia. Possibile che a nessuno di quell'ufficio sia venuta in mente l'esigenza di avvertire l'Aia della particolare condizione di D'Onofrio?

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