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Gravina vara la riforma tra stadi e giovani

Gravina vara la riforma tra stadi e giovani

Se Fusignano, Romagna, torna a essere, per un pomeriggio pieno di sole e di volti noti, l'ombelico del mondo calcistico italiano, un motivo c'è. Da oggi c'è una mostra, ospitata nel museo municipale, dedicata alla carriera di Arrigo Sacchi capace di richiamare vecchi allievi (Seba Rossi, Agostini, Zoratto), campioni indimenticabili (Altafini), gli amici di una vita e i personaggi che hanno scandito il suo cammino nel Milan (Adriano Galliani) e in azzurro (Gabriele Gravina), il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. "Oltre il sogno" è il titolo della collezione suggestiva che mette in vetrina un pallone firmato da Pelè, Maradona e Alfredo Di Stefano; le 6 coppe vinte al fianco di Silvio Berlusconi; la numero 10 del Napoli, dono di Diego Armando; e quelle orange di Gullit e Van Basten; l'azzurra di Baggio e la numero 3 di Paolo Maldini. E se Galliani rievoca i motivi che spinsero quel Milan targato 1987 a scegliere un debuttante in panchina («la sua frase che mi è rimasta impressa è: noi italiani abbiamo giocato all'attacco solo 2 mila anni fa con i romani, il mio Milan giocherà come i romani 2 mila anni fa»), Gabriele Gravina testimonia il lavoro fatto da Sacchi nelle nazionali giovanili valorizzato dal trionfo di Mancini a Wembley.

«Io non mi preoccupo di qualche campione straniero che lascia il nostro campionato, io mi preoccupo se non saremo capaci di valorizzare i due asset fondamentali del movimento: settore giovanile e stadi» è la convinzione del presidente. E nel giro tra le regioni sta preparando una seconda piccola rivoluzione. «Chiedo: siete contenti dello stato di salute del calcio attuale? Va tutto bene? Dobbiamo conservarlo così? Se la risposta è sì, allora posso anche andare finalmente in ferie. Se la risposta, come credo, è no, dobbiamo porre mano alle riforme diventate indispensabili» è la conclusione. Che punta a ridurre le società professionistiche a 54 unità e a creare dei campionati cuscinetto unificando in qualche modo serie B e serie C. Ora o mai più.

Grazie anche al coraggio dell'omino di Fusignano e alla notte memorabile di Wembley.

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