Greg, il nuovo figlio d'Italia Stessa razza di Vale e Tomba

Terre simili, stesso accento e come i due miti di moto e sci sa vincere sotto pressione Paltrinieri è il futuro: buca in tv con la sua aria gioiosa e sa regalare frasi ad effetto

Greg, il nuovo figlio d'Italia Stessa razza di Vale e Tomba

A Carpi non era previsto l'Expo: ci hanno pensato la squadra di football promossa in serie A e Gregorio campione del mondo. Roba grossa, Paltrinieri Greg nuota come uno squalo, mulina le braccia e spinge con il tronco il suo motore che lo ha portato a vincere, come voleva, come volevamo. Gente bella quella delle terra emiliana. Gregorio è un poliziotto alto come un corazziere, narrano i paltrinierologi che già a mesi tre di vita gli togliessero il pannolino per farlo nuotare in piscina, tra infanti e adulti.

Muoiono ragazzi d'Italia, uccisi dallo sballo, fette di esistenza tagliate, bruciate, gettate nel vento. Sembra che il mondo non sia capace di offrirci altro che la disperazione, il buio oltre il nostro pensiero. Il bronzo di Riace oggi è l'oro di Carpi, e con lui, quella faccia da schiaffi di Valentino, un signor Rossi uguale a se stesso, sempre, da sempre e allora torno a respirare, a sperare, forse c'è ancora un motivo per continuare a tenere gli occhi aperti e il cuore, in acqua, in pista e sulla neve.

Perché la neve? Perché da Carpi, viaggiando verso Urbino, non puoi trascurare Bologna che non sta su una montagna ma ci ha regalato il più grande sciatore della nostra storia e anche del mondo, dico Alberto, potrebbe bastare ma aggiungo Tomba, carabiniere ma per nulla affatto uso ad obbedir tacendo, semmai vincendo, come Gregorio e come il Rossi a trecento all'ora. Uniti dalla stessa voglia di essere primi, con le parole da patacca, sparate sulla faccia degli astanti ma confortate dal podio, dalle medaglie, dai trionfi. Favoriti dal talento ma favoriti anche nei pronostici e non per questo fintamente umili, prudenti, modesti. Anzi.

Parlano un italiano uguale e diverso, dialetto a volte roba da cabaret, come l'assessore alle attività varie ed eventuali di Roncofritto Superiore, Paolo Cevoli in arte Palmiro Cangini. Con Alberto, Valentino e Gregorio si ride e si scherza, umorismo a volte involontario ma bello fresco, spensierato perché non ha pensieri ma soltanto parole e vittorie.

Italia bella, orgoglio di una generazione divisa in due, di qua i senza luce e di là tutti gli altri che illuminano lo sport, sbandierando il tricolore e la loro classe, il loro stile, la loro rabbia. E di colpo torniamo fieri di averli con noi, ambasciatori di un Paese che ha sempre voglia di farsi male ma che ritrova le vitamine e la forza per tornare a essere quello che sa e quello che deve essere.

Gregorio Paltrinieri è l'ultimo fiore del nostro giardino, sbocciato forse inaspettatamente e per questo ancora più fresco e profumato. Ha un fisico da play boy ma lo usa per andare a vincere ori e argenti. Valentino viene dalla terra di Raffaello che dipingeva madonne e papi nelle marche pontificie, Rossi è l'artista che mette il colore sulle corse che, senza di lui, sarebbero una bianca tela, anonima. Alberto Tomba ha dato un significato a un paio di sci, a una pista di neve ghiacciata o farinosa ma, con le sue discese, di polvere dorata.

A dividerli soltanto gli anni, i migliori della loro vita, ad

unirli l'uguale desiderio di vincere, di essere primi, attori protagonisti. Il resto, purtroppo, è aria malsana, odora di bruciato come la gioventù di James Dean, morto a ventiquattro anni prima ancora di cominciare a vivere.

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