Finalmente. Il calcio si ribella alla Fifa. Le leghe, quella italiana (ieri il documento ufficiale con cui la Lega di serie A si impegna a sostenere i club), inglese, spagnola pongono il veto alla partenza dei loro stranieri per gli impegni internazionali in zone a rischio Covid. È un atto di logica e non di potere, semmai quello appartiene alla Fifa così come all'Uefa. I calendari sono intasati e il recupero delle partite delle qualificazioni sudamericane comporta problemi seri per tutti i club europei che hanno in organico moltissimi calciatori di quel continente. Il caso più clamoroso in verità riguarda il Liverpool che ha negato a Salah di raggiungere l'Egitto ma altre società si sono affiancate mentre la risposta della Fifa è stata a dir poco disarmante: «Così si falsa il torneo mondiale». Per rinfrescare la memoria a Infantino Gianni ricordo che il prossimo mondiale si svolgerà in Qatar ma da novembre e dicembre e dunque sconvolgendo il palinsesto di tutti i campionati dell'Europa, con gravi conseguenze contabili per tutti i club. Non è una lotta per bande ma la definizione di ruoli e di competenze. Fifa elabora i calendari infischiandosene degli impegni delle squadre di club, anzi si è pure inventata il torneo mondiale per società, così come l'Uefa ha creato la Conference league aggiungendo date a una stagione già tossica.
È l'inizio di una nuova politica che porterà i club al centro dei giochi ma non escludo che nei prossimi tempi si possa assistere a una crescita importante del peso politico dei calciatori, con nuove figure a capo della FifPro, del sindacato mondiale, per restituire il calcio a chi lo gioca, agli attori veri e sottraendolo ai burocrati che pensano soltanto alle proprie casse dimenticando la salute degli atleti.
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